la Bioraffineria permette di ottenere minori costi di gestione legati ai rifiuti e minore utilizzo delle discariche. E’ pulita, non dà origine a odori, fumi, ne’ residui, in quanto il processo di fermentazione avviene in autoclave.
Una bioraffineria è una piattaforma tecnologica destinata a produrre, a partire da biomasse, materie prime per prodotti chimici, additivi, biocombustibili ed energia.
Significa che quanto oggi produciamo con il petrolio potremmo produrlo con materie prime di origine biologica: piante, animali, alghe, lieviti, batteri e anche la parte biodegradabile dei rifiuti urbani e industriali.
Nella provincia di Cusio-Ossola e a Verbania in Piemonte, ad esempio i rifiuti organici vengono triturati e portati a una temperatura elevata fino ad ottenere un olio denso che ha caratteristiche simili al petrolio. Mediante un processo di idrogenazione, quest’olio viene reso fruibile dai moderni motori di auto e mezzi pesanti.
Qualche anno fa è stata inaugurata ad Ottobre la bioraffineria «Beta Renewables» del gruppo Mossi & Ghisolfi, a Crescentino.
Quest’anno è stata inaugurata a Rende la bioraffineria di Calabria Maceri.
Tra i vari prodotti di una bioraffineria vi è il bio-etanolo che può essere utilizzato per produrre carburante alternativi alla tradizionale benzina o gasolio ma anche elettricità.
Le materie prime sono costituite dai rifiuti urbani, i residui legnosi industriali (cassette della frutta, trucioli di falegnameria, mobili, imballaggi, residui delle potature degli alberi).
In questo modo, i Comuni non sarebbero più obbligati a pagare le aziende specializzate per lo smaltimento dei rifiuti in discarica, in quanto questi ultimi verrebbero interamente riutilizzati.
Il vantaggio è duplice: da un lato, minori costi di gestione legati ai rifiuti e minore utilizzo delle discariche. Da un altro: la possibilità di ridurre considerevolmente le tasse sui rifiuti. Ed anzi: la possibilità per i Comuni di ottenere guadagni insperati!
ULTERIORI VANTAGGI
La Bio-raffineria è pulita, non dà origine a odori, fumi, ne’ residui, in quanto il processo di fermentazione avviene in autoclave.
L’investimento stimato richiesto (comprendente acquisto dei suoli, della struttura e del personale competente) ammonta a circa 65 milioni di Euro. Ma occorre tener conto del fatto che il Comune di Taranto, in collaborazione ad esempio con i Comuni di Statte e Massafra, possa comunque usufruire di strutture già presenti ed inquinanti.
I ricavi sono conseguibili sin dal primo anno con vendita del carburante. A cui si aggiunge l’utile prodotto dalla defiscalizzazione (l’etanolo ne ha il 20%) che genera un guadagno netto (calcolando e deducendo gli ammortamenti + i costi di produzione) di circa 44 milioni di Euro !
Una speciale legge n° 81 risalente al 2006 ha già previsto l’obbligo dell’integrazione di bioetanolo nelle benzine in percentuali crescenti dai 320 milioni di litri nel 2006 fino ad arrivare ai 920 milioni di litri nel 2010.
Con la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale n. 294 del 16 dicembre 2013, è entrato il vigore il decreto nr 139 del 9 ottobre 2103 recante il regolamento concernente specifiche procedure autorizzative, con tempistica accelerata ed adempimenti semplificati, per i casi di realizzazione di impianti di produzione da fonti rinnovabili in sostituzione di altri impianti energetici, anche alimentati da fonti rinnovabili.
Il bioetanolo puo’ essere utilizzato da SUBITO dai propulsori Flex Fuel montati ormai da numerosi modelli di nuove auto. Le prestazioni della vettura migliorano ed il motore rimane molto piu’ pulito e quindi si usura di meno.
Invito i Sindaci e le aziende dei Comuni di Taranto, Statte, Massafra della provincia Jonica a prendere atto di tali novità tecnologiche.
