Acquedotto del Triglio: l’opera di ingegneria idraulica con più di 2000 anni

acquedotto del Triglio Taranto

Dalle gravine di Crispiano e Statte, l’acquedotto del Triglio portava l’acqua in piazza Fontana, a Taranto. Ancora oggi si erge ancora in tutta la sua bellezza da recuperare e valorizzare

(foto di Copertina Max Perrini)

Se oggi finalmente sappiamo qualcosa di più sul meraviglioso acquedotto del Triglio, lo dobbiamo al prof. Angelo Conte che ci ha concesso di riportare le sue relazioni in proposito e che diffondiamo nel tentativo mai ultimo di sensibilizzare quanta più gente possibile.

Ci auguriamo che qualcuno tra i pochi politici lungimiranti si innamori ancora una volta di questa incredibile opera di ingegneria idraulici e si attivi per il suo recupero, seguendo l’esempio virtuoso di altre città del nord Europa.

D’altronde il turismo non è un concetto astratto e non è figlio di quel tanto anelato brand urbano, ma è diretta conseguenza dell’amore per la propria terra, da cui discende certamente un’opera di valorizzazione delle immense bellezze presenti nel territorio.

Ma, passiamo ora all’argomento principale e cerchiamo di saperne di più riguardo al famoso (quanto sconosciuto) acquedotto del Triglio, le cui possenti mura si estendono lungo la Statte-Taranto, proprio di fronte l’orripilante siderurgico.

Secondo quanto riportato dal prof. Angelo Conte, l’acquedotto del Triglio fu costruito dai Romani fra il I sec. a.C. e il I d.C.: la linea rossa che scende dall’alto si riferisce alla condotta ipogea proveniente dal territorio fra Crispiano e Statte, dove convergono le acque provenienti da 6 gravine e che, ad una profondita’ di circa 9-10 mt danno origine ad un’unica condotta idrica che si dirige verso Taranto.

Questa, giunta circa all’altezza della masseria La Riccia tornava in superficie; da questo punto l’acqua continuava a scorrere in un canale all’aperto largo mediamente 60-80 cm e profondo poco piu’ di 1 mt; trovando davanti a se’ la palude di S.Brunone, il canale la bypassava curvando verso destra per giungere fino al Mar Grande (linea blu).

Qui aveva termine l’acquedotto romano, costruito non per usi privati come creduto, ma per il rifornimento idrico delle navi .

Recentemente in località’ Belvedere e’stata rinvenuta una fontana monumentale, probabile punto terminale dell’acquedotto.

E’ ovvio che di questa condotta a cielo aperto si sia nei secoli persa traccia in quanto ricoperta da terra.

Questa deviazione della condotta nella discesa verso il mare e’ stata notata e documentata dal Gruppo Speleo di Statte nell’ultimo tratto ipogeo a sud della masseria La Riccia.

Ecco una sezione semplificata dell’intero percorso dell’acquedotto del Triglio:

Legenda:

1-sorgenti nelle gravine di Crispiano; 2- condotto ipogeo (età romana); 3- sfiatatoi a torretta (visibili in tutto il territorio di Statte); 4-pozzella (pozzo per calarsi all’interno del condotto); 5- abitato di Statte; 6- Cisterna (per raccolta e decantazione dell’acqua); 7- archi-canale (sulla cui sommità passava l’acqua); 8- Rione Tamburi; 9- archi-canale (zona Porta Napoli); 10- ponte di pietra; 11- mare; 12- fontana in Piazza fontana.

Qui si nota bene come tutta la parte sotterranea è relativa all’acquedotto romano costruito a cavallo della nascita di Cristo, mentre dagli archi-canale in poi è il tratto rinascimentale.

Il recente crollo di 2 archi è avvenuto all’altezza del n.7, che con l’acquedotto romano non ha nulla a che fare.

Dopo la caduta dell’impero romano, o anche prima (questo dato non ci è dato sapere) l’acquedotto romano del Triglio venne lasciato in totale stato di abbandono.
L’approvvigionamento idrico in città continuò sia con lo sfruttamento della ricca falda acquifera sotterranea, sia con l’acqua proveniente dall’acquedotto di Saturo.
Col passare dei secoli e l’aumento della popolazione, l’esigenza di acqua si fece sempre più urgente, tanto da spingere Caterina Valois, Principessa di Taranto ed Imperatrice di Costantinopoli a co-finanziare, nel 1334, lavori per far giungere l’acqua in città.
E’ opinione diffusa che grazie al suo aiuto l’acqua del Triglio sia giunta in Piazza Grande (poi Piazza Fontana), ma non si sa come; sappiamo invece che al ripristino delle vecchie strutture non seguì alcuna manutenzione.
Spettò nel 1469 al Luogotenente generale Federico, figlio de re Ferdinando I d’Aragona far ripulire dalle incrostazioni tutte le condotte del Triglio e far giungere l’acqua in una fontana (di cui non si sa nulla) nella Piazza Grande.
Ma si deve all’ingegnere tarantino Marco Orlando, nel 1543, la sistemazione definitiva, su disposizione di Carlo V, dell’intero acquedotto del Triglio. Riutilizzò le antiche sorgenti, eseguì una scrupolosa pulizia delle antiche condotte sotterranee e, all’altezza della masseria Lariccia, fece costruire una lunga serie di archi-canale (202) fatti passare per la prima volta attraverso l’acquitrinosa palude di S.Brunone; prima e subito dopo il ponte di pietra fece costruire altri archi per rallentare la corsa dell’acqua prima di entrare in una nuova e monumentale fontana, da lui disegnata, innalzata nella Piazza Grande che da allora venne ribattezzata Piazza Fontana.
Torneremo a breve per altri interessanti dettagli in merito!
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acquedotto del Triglio Taranto
foto di Max Perrini
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