Apocalisse del commercio: ecco i prossimi negozi e aziende destinate a chiudere

Il commercio a Taranto e, più in generale, in Italia sta vivendo una nuova crisi in molti settori dovuta al mancato adeguamento ai moderni bisogni di mercato. I dati fanno paura. Ma siamo ancora in tempo per terribile trend negativo. Ecco come

In un articolo de Il Sole 24 Ore del 2016, si apprende che in Italia “la lunga crisi ha colpito duro il comparto del commercio al dettaglio e portato alla chiusura un negozio su dieci. Nel freddo linguaggio dei numeri si tratta di oltre 90mila imprese del commercio che hanno cessato o cambiato il perimetro dell’attività. Maggiori chance, invece, per chi punta sul turismo, aprendo bar, alberghi o ristoranti, le uniche categorie in trend positivo”.

Su Borderline.com leggiamo anche “Saracinesche abbassate. File di cartelli con le scritte affittasi e vendesi. Strade senza vetrine accese” .

Secondo i dati diffusi da Movimprese, analisi statistica condotta da InfoCamere, a Bari nel 2016  vi sono state 210 nuove iscrizioni contro 502 cessazioni. A Brindisi 60 iscrizioni contro 98 cessazioni, a Taranto 69 iscrizioni contro 97 cessazioni, a Lecce 172 iscrizioni contro 192 cessazioni e a Foggia 146 iscrizioni contro 147 cessazioni.

L’apocalisse del Commercio non è solo in Italia ma prosegue anche all’estero: negli USA, anche le grandi catene come Bebe, specializzata in abbigliamento femminile e J. C. Penney, popolare catena di grandi magazzini, rivedendo al ribasso la propria offerta chiudendo molti dei propri.

Le GDO non sono esenti da questo collasso: ka storica catena di grande distribuzione Sears ha chiuso nella prima metà del 2017 ; Macy’s, sinonimo di shopping medio-alto, è ora travolta anch’essa da chiusure e tagli.

Persino un’azienda come Gamestop si vede costretta a correre ai ripari e a rinunciare ad almeno 150 negozi.

Insomma da questa enorme crisi non sembra essere fuori nessuno!

Negozi grandi o piccoli che siano, presenti o meno nei centri commerciali, stanno chiudendo.
E’ questo il dato di fatto.

A Lecce chiudono Mondadori e La Cicogna (fiore all’occhiello della città in materia di abbigliamento per bambini), mentre aprono ristoranti e insalaterie.

Secondo una stima di Confcommercio, si parla di un meno 13 per cento per i negozi tradizionali e di un più 11 per le bancarelle, per cui chiudono i negozi nei centri storici delle città italiane, mentre aumentano, in particolare al Sud, gli ambulanti nella categoria della ristorazione, ovvero alberghi, bar e ristoranti.

In Italia, la situazione è questa secondo Confesercenti:  boutique di abbigliamento -20%, ferramenta e costruzioni -19,9%, macellerie -17%, oreficerie, profumerie -17,5% e librerie -17%.

L’e-commerce sembra a molti una vera e propria panacea contro tutti i mali perché è in crescita costante: dal 2012 è cresciuto di circa un punto percentuale all’anno, determinando la creazione di nuovi scenari economici che si pensa sconvolgeranno le nostre abitudini quotidiane.

Volendo tracciare un primo quadro provvisorio della situazione, potremmo sintetizzare che commercio ambulante e on line stanno prendendo il sopravvento sul commercio tradizionale.

E’ innegabile che i consumatori abbiano cambiato completamente il loro modo di fare acquisti: non è una questione di spendere meno, ma di spendere meglio, soprattutto alla luce di maggiori servizi, garanzie e prospettive.

Vi sono anche cambiamenti nelle tipologie di acquisto: si spende di più in viaggi, elettronica, gastronomia e meno in abbigliamento. Anche il settore casa sta subendo importanti cambiamenti.

Oggi i consumatori sono imprevedibili, esigenti, alla ricerca spasmodica di un brand che contraddistingua il proprio essere e, nel contempo, di un assortimento pressoché infinito, prezzi competitivi, negozi sempre aperti (=on line), consegne veloci, assistenza post vendita super efficiente.

Di fronte a questo quadro desolante del Commercio, c’è poi Amazon che invece se la gode: con il suo sterminato catalogo multi brand, svaluta il branding stesso, livellando la specificità di ogni marchio e rendendo impossibile quella fidelizzazione che fino a poco tempo fa era ritenuta fondamentale.

E non solo Amazon!
Anche numerosi negozi che hanno saputo fare la differenza investendo dove altri non hanno avuto il coraggio, la capacità, l’inventiva o l’ambizione di nemmeno provarci.

A godersela sono i negozi di nicchia o le aziende che hanno saputo riscrivere la propria storia mettendo in discussione tutto il proprio sistema del fare.

Ad esempio, a Taranto, una delle città italiane in cui la crisi si sentire particolarmente a causa di una combinazione di fattori endogeni ed esogeni, mentre tanti negozi muoiono, ce ne sono alcuni che stanno avanzando lì dove nessuno avrebbe scommesso nemmeno un centesimo.

A cosa è dovuto il loro successo?

Il successo di quei negozi e aziende è dovuto ad una pluralità indivisibile di fattori che riassumo per comodità in sette punti chiave che dovrebbero essere vangelo per chi opera nel mercato:

Punto primo: la focalizzazione sulla triade bisogno/desiderio/paura.
Ovvero anziché essere uno dei tanti, copia delle copie di altri business, questi negozi e aziende hanno analizzato il mercato fino a comprendere a fondo quali fossero i loro bisogni, desideri e paure. Non c’è un modo differente di iniziare.

Punto secondo: l’unicità!
In una città dove ci sono decine di negozi copie falsate di altri dello stesso settore, la via d’uscita strategica è puntare sull’unicità, ovvero sul proporre qualcosa che non c’è nemmeno on line. O comunque, qualcosa che non può essere venduto da un altro a meno di 20 km e che non può essere proposto nei vari canali E-Commerce.

Punto terzo: il brand.
Non si può pensare di aprire un’attività chiamandola “Ciccio Luci, calzolai dal 1802” o con i tristi acronimi tipo “C.R.P. srl”. Almeno non qui, non adesso. C’è bisogno di focalizzare sulla risposta ad un preciso bisogno. Per cui il brand deve contenere la sintesi di quel soddisfacimento. Il resto non vuol dire nulla. A meno che tu non sei Ferrari, Benetton et similia, aprire un’attività con 50.000€ in tasca e pensare di sfondare al pari di uno di quei nomi altisonanti è DA PAZZI AUTENTICI!
Se non hai soldi, se non hai budget, l’unica strada che puoi seguire è il soddisfacimento di un bisogno. Il resto è follia pura.

Punto quarto: la specializzazione.
Se hai un problema serio ad una parte del tuo corpo, a chi ti rivolgi? Al medico generico o allo specialista?
Se possiedi un’auto nuova di un certo valore, in caso di un problema al motore, a chi ti rivolgi? Al meccanico generico o all’officina specializzata per la auto?
Se il tuo bambino ha un problema di salute, a chi ti rivolgi? Ad un medico generico o al pediatra?
Come nella vita, così è nel mondo del Business.
Per risolvere i propri problemi o soddisfare i propri desideri, chi ha potere d’acquisto cerca lo specialista, non un commerciante generico.
Se vuoi fare il salto di qualità, fai in modo da essere o diventare presto uno specialista.

Punto quinto: il marketing.
Se credi che fare marketing significhi aprire una pagina Facebook, fare pubblicità in TV o sui giornali o, peggio, in qualche cosa tipo Groupon, allora sei fuori strada. Quelle cose là significano solo una cosa: che non hai capito niente e che devi ricominciare da capo.
Il Marketing è invece un sistema scientifico che ti porta a vendere abbastanza per coprire le spese, pagare i dipendenti, metterti qualcosa in tasca e creare un fondo per i futuri investimenti. Fare marketing significa analizzare il mercato e disegnare una strategia che poi metterai in atto con gli strumenti più adatti al tuo budget.

Punto sesto: gli sconti.
Indipendentemente dal fatto sei hai aperto da poco un’attività o sei nel commercio da anni, gli sconti tolgono soldi dalla tua tasca. Si, ogni volta che fai anche un piccolo sconto, stai letteralmente togliendo dei soldi dal tuo conto corrente per regalarli a qualcuno. Perciò, se pensi di attirare nuovi clienti facendo sconti, stai praticamente svuotando il tuo conto corrente per regalare i tuoi soldi ad un po’ di gente in giro.
Gli sconti si fanno quando non hai più speranze, cioè ad un passo dalla chiusura.
Solitamente si fanno sconti e battaglie di prezzi quando non si ha più nulla da dire, cioè quando vendi la medesima roba che vendono gli altri e non c’è motivo per acquistare da te o altrove.
Non te ne uscire con le solite menate tipo professionalità, qualità, servizio perché con me non attacca. Queste sono cose che puoi dire a chi non conosce le regole del gioco.

Punto settimo: i clienti.
Ogni volta che trascuri un cliente, qualcun altro sta lavorando per prenderselo.
Quindi ogni cliente trascurato è un cliente perso.
Per riprendertelo, dovrai spendere il doppio in termini di tempo, pubblicità e promozione per accaparrartelo nuovamente.
Perciò, ogni volta che conquisti un cliente nuovo, fai in modo da mantenere con lui un legame continuo. Non esistono solo le card, i punti premio, Facebook e What’s up. I clienti vanno curati con forme anche tradizionali che lo facciano sentire sempre un po’ speciale.

Allora, come fare per diventare negozio o azienda di successo?

Per prima cosa, devi rispettare tutti e sette punti che ho elencato sopra.
Se non rispetti anche solo uno di quei punti, la tua azienda non funziona o funziona male.

Secondo: pensa da produttore e non da commerciante.

Se possiedi un negozio che vende elettrodomestici, ogni volta che il tuo cliente compra da te qualcosa e lo porta a casa, non si affeziona a te ma alla marca di quel prodotto.

Faccio un esempio: se entro nel tuo negozio e compro un televisore Sony, in casa mia non ci sarà la tua marca o il tuo brand ma qualcosa che è di Sony.
Quindi, stai lavorando per Sony.
E se lavori per più marchi, le cose stanno ancora peggio.

Devi puntare a generare un tuo brand.

E tutto quello che vendi deve essere meno importante del tuo stesso brand.
Questo vuol dire che i clienti devono entrare nel tuo negozio non per il prodotto di altri ma per il fatto che tu sei differente. Differente non solo per qualità, ma per il fatto di riuscire a risolvere problemi o a soddisfare desideri meglio di tutti.

Terzo: senza budget, non si va da nessuna parte.

Se non hai denaro da investire in marketing, puoi inventare tutto quello che vuoi, ma ci sarà un altro con più soldi di te che si prenderà tutto il mercato.

Quindi, prima di aprire un’attività, procurati denaro a sufficienza per investire correttamente nel marketing.

Quarto: non affidare le attività di marketing a nessuno che non possa offrirti PRECISE GARANZIE DI RISULTATO.

Queste garanzie non vanno date a parole ma messe regolarmente per iscritto, esattamente come previsto dal programma IMPRENDITORI DI SUCCESSO IN 12 MESI CON GARANZIA DI RISULTATO [clicca sul seguente link per saperne di più] => https://www.imprenditoridisuccesso.it/

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