Il borgo antico di Taranto è un concentrato di 3.000 anni di storia, bellezza e architettura che oggi rivive grazie all’operosità dei suoi cittadini
Città nuova e città vecchia. Tra le due, il ponte girevole.
Questa è Taranto, un tesoro lambito dai Due Mari e presidiata da un Castello riportato al proprio originario splendore grazie al valore di un uomo, l’ammiraglio Ricci, ancor oggi impegnato in un’incessante opera di valorizzazione e ricerca archeologica.
Taranto nasce su una piccola Isola che, ai tempi dei greci, divenne l’acropoli che si ergeva sull’omonimo Golfo.
Racchiusa tra possenti mura, era collegata da un piccolo ponte ad archi a quella che oggi è la città nuova.
Poi, con il sopraggiungere delle moderne esigenze, al suo posto, fu costruito un ponte d’acciaio girevole, non prima di aver reso navigabile il canale che separa la parte antica da quella moderna.
Il ponte è di per sè la prima attrazione che conquista visitatori e residenti ogni volta che si apre per consentire il passaggio delle grandi navi della Marina Militare.
Poi, il Castello Aragonese, alias Castel S. Angelo, è ubicato vicino ad un’ antica depressione naturale del banco di roccia sopra cui sorge il borgo antico della città e consiste fondamentalmente in una ricostruzione aragonese di una precedente fortezza normanno-sveva-angioina costruita nello stesso punto.
Il Castello Aragonese è visitabile gratuitamente tutti i giorni.
Da qui, ci si avvia in direzione via Duomo, per visitare le colonne doriche, la chiesa di San Michele, il Pendio La Riccia e il Mercato del Pesce dove possibile degustare le famose cozze tarantine.
A seguire, la famosa Via di Mezzo e la Chiesa di San Giuseppe, poi una passeggiata lungo Via Cava e la facciata posteriore della chiesa di San Domenico.
Oltre ai numerosi palazzi nobiliari cui ci si imbatte lungo il percorso, il borgo antico di Taranto si caratterizza per l’operosa attività di molti uomini e donne che lavorano alacremente per restituirle tutta la dignità che le è stata tolta con l’avvento del boom economico degli anni sessanta e il progressivo abbandono dei suoi abitanti nella grande illusione della modernità e del benessere a tutti i costi.
Mese dopo mese, spuntano nuove attività commerciali, pian piano il borgo si ripopola e, specialmente d’estate, pullula di iniziative culturali alla scoperta del suo glorioso passato, a cominciare da quello più remoto, risalente a 3000 anni fa.
Di questo, tante sono le testimonianze che riemergono grazie all’amore e alla passione di molti cittadini che si danno da fare per rianimare ciò che sembrava essere definitivamente caduto nell’oblio.
Un plauso dunque anche alla locale associazione Nobilissima Taranto.
In particolare segnaliamo la presenza di numerosi ipogei riportati alla luce per la gioia di visitatori e turisti che ogni giorno aumentano a seguito dell’incessante opera di promozione condotta da molte associazioni locali.
In particolare, vi invitiamo a visitare il maestoso ipogeo De Beaumont Bonelli Bellacicco, noto anche come museo spartano, in onore ai fondatori provenienti da Sparta (Partheni).
L’ipogeo è un concentrato di storia, un susseguirsi di epoche, da quella magno greca a quella bizantina e medievale. Incanta il suo sbocco a mare, testimonianza dei commerci di un tempo lontanissimo.
Consigliatissima è la visita alla Cattedrale di San Cataldo, la più antica Cattedrale di Puglia, con la sua splendida architettura e il suo celebre Cappellone, il cui stile barocco lo lascia configurare come un vero e proprio unicum nell’Italia meridionale, soprattutto per la ricchezza e varietà dei marmi policromi intarsiati, presenti soprattutto sulle pareti, dei quali prevale il motivo a conchiglia.
Infine, uscendo dall’Isola in direzione della stazione ferroviaria, merita una visita anche il Ponte di Pietra, dedicato a Sant’Egidio Maria da Taranto, lungo 115 metri, costruito quando l’omonimo ponte di 7 arcate voluto da Niceforo II Foca nel X secolo, fu distrutto da un’alluvione nel 1883.
Il borgo antico di Taranto è un’Isola in cui si concentrano le meraviglie e le stranezze dell’animo umano.
E’ così tanta la bellezza in cui ci si imbatte che suona davvero strano l’enorme disinteresse delle recenti generazioni verso questo concentrato di meraviglie.
Solamente negli ultimissimi anni l’attenzione della città va risvegliandosi lavorando nel tentativo di restituirle l’originario splendore.
Passeggiare per questa parte della città è utile anche per comprendere le tipiche vicende umane e le contraddizioni di chi, per inseguire il progresso, dimentica un passato glorioso.
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Foto Ciro Santopietro