Il Carnevale di Massafra è un evento che attrae molti visitatori con le caratteristiche sfilate dei mastodontici carri allegorici, realizzati in cartapesta, e dei numerosi gruppi mascherati
La Puglia è in fermento: bambini mascherati, coriandoli, costumi fantasiosi portano l’allegria nelle strade dei nostri paesi.
E’ un tripudio di luci, colori e suoni che coinvolge in maniera attiva lo spettatore in un’atmosfera allegra e spensierata.
Febbraio è il mese che preannuncia la fine dell’inverno e in ogni dove ci si prepara per celebrare questa ricorrenza amata da bambini di tutte le età.
In provincia di Taranto, dal 24 febbraio al 5 marzo 2019, c’è il Carnevale di Massafra!
Per l’occasione, dalle ore 10:00 di domenica 24 febbraio, c’è la sfilata delle scolaresche che da Corso Roma si snoderà fino in Piazza Vittorio Emanuele, un lungo serpentone umano ricco di colori.
Il 2 marzo c’è poi la sfilata dei maestosi carri allegorici realizzati dai maestri cartapestai.
Per godere pienamente di questa festa, consigliamo di alloggiare presso l’elegante Masseria Amastuola, dove è possibile godere di un soggiorno in un posto con oltre 2700 di storia e della vista straordinaria sugli ulivi ultra centenari e i vigneti più belli del mondo.
Visita il sito http://www.amastuola.it/it/
Anzi, approfittiamo per segnalare che, proprio presso Masseria Amastuola, Domenica 3 Marzo (sera), c’è il Carnival Party: l’evento apre le porte agli ospiti con una Cena che prevede:
> Drink di benvenuto
Mini buns assortiti
Panzerottini fatti in casa
Focaccia ai cereali
Verdurine pastellate
> Antipasti
Burratina con crema di rape e crumble di tarallo alla curcuma
Sformato di finocchi, patate e provola
> Primo piatto
Gnocchetti di patata viola con coriandoli di verdurine caramellate
> Secondo piatto
Invoiltino di vitello ai pistacchi con salsa al dolcevitae e patate alla cenere
> Chiacchiere di carnevale
Terminata la cena, il Carnival Party proseguirà con musica e cocktail bar nella Sala del Golfo, in collaborazione con Dream on Cafè.
(Per maggiori informazioni, CHIAMA ORA ALLO 0999908025)
L’evento è noto per la grande possibilità di compartecipazione alle coreografie dei carri allegorici che sfilano lungo il corso principale della città.
Le origini del Carnevale di Massafra risalgono al 1951, quando un gruppo di attori appartenenti alla Filodrammatica si riuniva per preparare uno spettacolo di Goldoni: pensarono ad uno scherzo per destare dal suo torpore una pigra cittadina di Massafra.
Alcuni di loro sparsero la voce secondo cui, nell’ultima domenica di Carnevale, si sarebbe svolta una vera e propria corrida in città, con tori, matadores e tutti gli altri personaggi a corollario.
La notizia fece scendere in strada tutti i cittadini e autorità per assistere allo spettacolo, un po’ per cuoriosità e un po’ per timore temevano che la manifestazione potesse rivelarsi pericolosa.
In realtà non vi furono matadores, picadores e banderilleros, ma animali di cartapesta, picadores a cavallo di scope e di un matador disarmato.
Una burla perfettamente riuscita che diede l’impulso per la creazione di un carnevale sempre più bello e partecipato.
Il Carnevale di Massafra oggi si svolge con la tradizionale sfilata dei carri allegorici, al termine della quale si celebra il corteo funebre del Re Carnevale.
Quest’ultima risale ad una tradizione dei primi del 900, con cui si annunciava la fine dei festeggiamenti e il ritorno al lavoro dei contadini.
Questa la vera storia del Carnevale di Massafra:
Numerosi documenti settecenteschi della Confraternita del Sacramento attestano che a Massafra si celebrava il cosiddetto “Carnevaletto”, nonché un rito riparatore di tre giorni per le offese arrecate a Gesù durante il carnevale.
L’evento si articolava con diverse processioni notturne a scopo di penitenza, indette intorno agli anni venti, per tutti i giovedì di Quaresima.
Il Carnevale di Massafra inizia per tradizione plurisecolare il 17 gennaio, giorno in cui ricorre la festa di Sant’Antonio abate.
In questa giornata, i contadini, i massari e le donne di casa, conducevano il loro bestiame all’annuale cerimonia della benedizione degli animali domestici e da lavoro, che veniva impartita nello spiazzo antistante l’antica chiesa rupestre di Sant’Antonio abate.
Un giorno di festa rispettato da tutti, allietato da manifestazioni popolari, come l’accensione del falò nelle strade, il “tiro al caciocavallo” sullo spalto orientale della Gravina San Marco, il giuoco della Cuccagna. Nella serata stessa poi, in casa del vincitore, si banchetta e “si menava la scianghe”, come allora si intendeva dire per quei balli troppo focosi, eseguiti tra i fumi di Bacco e di Venere.
Dal 17 gennaio, le feste si ripetevano a ritmo serrato tutte le domeniche e i giovedì di carnevale, ognuno dei quali assumeva un proprio nome ed un particolare significato.
C’erano dunque: il “giovedì dei monaci”, il “giovedì dei preti”, il “giovedì dei cornuti” (o degli sposati) e per ultimo il “giovedì dei pazzi” (o dei giovani). Seguiva il “giovedì della cattiva” (cioè della vedova), che coincideva con il primo giovedì di Quaresima.
Fino alla seconda metà del XX secolo, era consuetudine tra monaci e preti festeggiare il proprio “giovedì”, scambiandosi un cordiale invito a pranzo, che nel periodo di carnevale si può immaginare benissimo quanto fosse succulento e appetitoso.
Il “giovedì dei cornuti” si festeggiava con un lauto pranzo nell’ambito familiare, con una scorpacciata di “salsizze arrestute” (salsicce alla griglia), e vino in quantità.
Nel “giovedì dei pazzi”, la festa esplodeva in tutta la sua magnificenza nelle piazze, nelle strade, nei vicoli oscuri perché all’epoca senza illuminazione pubblica. I giovani rientravano con qualche ora di anticipo dal lavoro, si travestivano e si mascheravano alla meglio, imitando coppie di sposi, gobbi, sciancati e, uscendo di casa, si faceva il rituale giro per le famiglie.
Il primo giovedì di Quaresima era riservato ai vedovi e alla vedova, quando la carne era ormai a stecchetto e le macellerie erano chiuse. Si racconta di come una vedova andasse in beccheria per comprare la carne, trovando che tutto era esaurito: patetica allusione alle ristrettezze che devono coronare il resto della vita di una povera donna ridotta allo stato vedovile.
Del Carnevale di Massafra si hanno notizie sin dalla fine del secolo scorso con molti aneddoti, tra i quali, la battaglia a suon di cannellini e fagioli lanciati dai “signori” sulle carrozze, a cui rispondevano i “borghesi” a piedi con arance e mazzi d’insalata e tutto quello che gli erbivendoli avevano sulle panche.
Ancora più caratteristica doveva essere la processione degli oltre 2000 “felpaioli”, che incappucciati e salmodiando scurrilità, portavano in spalla Sant’Accione che riceveva omaggi gastronomici dai beccai del tempo.
Sant’Accione sfilava di domenica lasciando il posto al martedì alla sfilata dei carrettieri, capeggiati da Vincenzo il Tarantino, che portavano in processione un carnevale in fin di vita, raccogliendo doni e cibarie da negozi, cantine e caffè.
Il trionfante corteo, armato di siringhe e clisteri, era aperto da un caratteristico gruppo con vasi da notte pieni di “brasciole” e “polpette de cavadde” che venivano mangiati con le mani, offrendoli anche ai numerosi forestieri che affolavano le vie del paese, e cantava in coro: «O ccè cuccagna, o ccè cuccagna addò si caca, addè si magna! O ccè gusto, o ccè piacere addò si piscia, addè si beve!» che tradotto in Italiano suona così: «Che cuccagna, che cuccagna dove si caca, dove si mangia! Che gusto, che piacere dove si piscia, dove si beve!»
Più composte le manifestazioni organizzate dai fratelli Di Lorenzo, con i conciapelli e i fiscolai, così come quelle dei fornai, con le lussuose bare contenenti il carnevale moribondo, decorate dai Salvi, Attorre e Mingolla, o ancora il “quattroruote” di Fafuoco con sopra un grosso fantoccio di paglia, in abiti di campagnolo. Il corteo era preceduto da una fila interminabile di finti confratelli, preti e molti finti fedeli con lampade e torce accese.
Dietro il feretro, procedevano le sghignazzanti accompagnatrici di Rosa, moglie del carnevale, che veniva chiamatoJuann (Giovanni) , forse in ricordo di Giovanni Carnevale, animatore delle prime manifestazioni massafresi nella prima metà dell’800.
La fanfara minore di Domenico Franchino accompagnava con le sue musiche i cortei.
A mezzanotte i lugubri rintocchi della chiesa di Santa Maria di Costantinopoli, (abbattuta nel 1929), segnava la fine del carnevale, che veniva bruciato o gettato nella gravina.
(Tratto da ==> http://www.comunedimassafra.it/carnevale/il-carnevale/)