Dai mitili ai prodotti caseari al capocollo, dai vini alle clementine, al liquore, ai dolci tipici. Questo è il Natale a Taranto più dolce che mai..
C’è ancora una parte di Taranto che non è stata cancellata dalle politiche miopi di chi ci ha costretto a guardare al futuro con occhi incerti. C’è una Taranto che resiste al cambiamento forzato e che ogni anno accoglie con passione le tradizioni di un passato che ci ha reso famosi in tutto il Mediterraneo e anche di più.
E’ il Natale Made in Taranto. E’ il Natale che unisce la Taranto de’ Due Mari, la vera Taranto che non ha altri brand se non il proprio. E’ la Taranto autentica sintesi contemporanea di passato, presente e futuro circondata com’è dalle bellezze di un mare ricco di fascino e da dolci colline che lo circondano in un tenero abbraccio.
Questa Taranto la ritrovi a tavola tra i profumi dei suoi antichi piatti che, dall’antipasto al dolce, rapiscono gli sguardi voluttuosi di turisti e gente del posto. E’ una magia che si rinnova tutti gli anni e che mette d’accordo tutti, ricchi e poveri, belli e brutti, simpatici e antipatici. Dai mitili alle ostriche ai prodotti caseari e agli insaccati della provincia jonica (in particolare il noto Capocollo di Martina Franca), dai vini del Primitivo di Manduria, di Carosino e di Lizzano alle arance e clementine di Palagiano, passando per il liquore San Marzano Borsci sino ai tipici dolci quali carteddate e sanacchiudere.
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A tavola Taranto torna ad essere la città dalle grandi risorse, anche piuttosto vivaci di un territorio sacrificato agli altari del potere.
Parliamo dunque della cozza tarantina, oggi ritenuta la più sicura d’Italia secondo il magazine Mondodelgusto.it; la cozza tarantina è famosa in tutto il mondo per via del suo esclusivo sapore dovuto al metodo di allevamento che avviene in specchi d’acqua ove sono oltre trenta sorgenti di acqua dolce di origine carsica chiamate citri che immettono in continuazione acqua dolce.
E che dire della soppressata o del profumatissimo Capocollo di Martina Franca? Conosciuto e apprezzato sin dal XVIII secolo in tutto il Regno di Napoli , il Capocollo di Martina Franca è il salume più rappresentativo dell’antica arte norcina martinese. E’ prodotto artigianalmente con materie prime di qualità in un territorio fresco e ventilato , ricco di boschi di querce e profumata macchia mediterranea.
Poi ancora il Caciocavallo Ubriaco del Caseificio Pioggia: è un formaggio innovativo e originale, prodotto in quantità limitata, risultato di una particolare tecnica di affinamento nel vino primitivo di Manduria che conferisce al formaggio morbidezza e colore paglierino e aggiunge sentori speziati, di marasca, di frutti rossi e frutta secca. Tra l’altro è vincitore della medaglia d’oro (“The Bradburys Award”) nella categoria “Best Italian Cheese – Hard” agli International Cheese Awards 2014, il più importante evento dedicato al formaggio in Gran Bretagna e uno dei più prestigiosi al mondo.
E c’è il vino, l’apprezzatissimo Primitivo come quello di grande qualità prodotto dalla cantina Mille Una. Spicca in particolare il Primitivo di Manduria e il Negroamaro. Le uve sono raccolte nei vigneti localizzati tra Sava, Torricella e Maruggio, territorio prezioso e perfetto per la produzione di questi vitigni pregiati.
Passiamo alle arance e alla clementine di Palagiano e di Massafra: dolci e profumate, sono la frutta apprezzata anche dai più piccoli. Il comune più rappresentativo per la coltivazione delle clementine è Palagiano, che ogni anno dedica una settimana di festa per la sagra del mandarino facendolo diventare il simbolo della città. Il frutto è utilizzato anche in cosmesi nella preparazione di lozioni tonificanti e maschere per la pelle (fonte: ciboitaliano.com > leggi di più).
Concludiamo con liquore e dolci .. e parliamo della storica azienda San Marzano Borsci che, pur essendo stata assorbita da un’altra azienda, continua a produrre l’omonimo liquore ottimo specie in abbinamento con farciture e gelati.
Che dire in ultimo delle Purceddhruzzi e delle Carteddhrate? Sono squisiti dolci fritti cosparsi di miele, originari del Medio Oriente; molti di essi vengono realizzati con ricette tramandate di generazione in generazione, il che li rende unici in ogni casa ove vi vengano offerti. A Taranto la tradizione vuole che l’ultimo purceddhruzzo venga mangiato il 17 gennaio, giorno dedicato a Sant’Antonio Abate, rappresentato con un porcellino al seguito. La caratteristica di questi dolci è l’olio d’oliva, nel quale sono state fritte scorze di agrumi. L’olio serve a creare una sorta di pasta frolla e mettendoci il lievito chimico se ne può ridurre la quantità, ottenendo ugualmente una buona friabilità. Probabilmente l’uso di sfumare l’olio con le scorze di agrumi deriva dal fatto che un tempo l’olio d’oliva a disposizione era pieno di difetti e aveva un saporaccio a causa della cattiva molitura e molto spesso veniva anche usato olio in cui si era già fritto (fonte: bridgepugliausa.it).
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