Prima capitale del mare, poi capitale italiana dell’idrogeno e infine centro di ricerca spaziale con l’aeroporto di Grottaglie
Il rilancio di Taranto sembra più vicino che mai con 3 progetti e tanti altri in fase di realizzazione.
Grande attenzione c’è per la questione idrogeno per alimentare il futuro dell’industria siderurgica e chiudere il capitolo decarbonizzazione.
L’obiettivo è rendere compatibile la grande industria con l’ambiente e avvalorare il binomio salute-lavoro, così spesso dimenticato dai più.
La speranza è alta ma i costi lo sono altrettanto.
L’altro capitolo concerne «Taranto capitale intermodale del Mediterraneo» che vede protagonista l’aeroporto di Grottaglie, recentemente riconosciuto come primo spazioporto in Europa.
Ciò ha scatenato l’ilarità di molti, ma, intanto, a Houston la ricerca collegata allo spazioporto ha dato molto.
Infine, il terzo fattore su cui si punta molto è trasformare il capoluogo jonico in una «capitale di mare», facendo leva sul porto e sulle tante potenzialità soprattutto turistiche, finora piuttosto inespresse.
I tre progetti verrebbero affiancati da un necessario potenziamento dell’Università e dell’accoglienza turistica. In particolare, quest’ultima deve integrare altri assi culturali pre-esistenti.
E ancora: è necessario dare avvio ad un piano di alta formazione legato ad una nuova visione del futuro, le cui basi poggino su un’economia green, orientata alla produzione di materiali ecologici e fonti di energia rinnovabili.
Rimangono da realizzare altri progetti ancora fermi: il Tecnopolo del Mediterraneo, il recupero dell’Arsenale Marina Militare, la Città vecchia.
Devo ammettere che in città c’è tanto fermento.
Quel che manca è la partecipazione dei cittadini. O meglio, chi partecipa sono sempre i soliti noti.
Il rilancio di Taranto deve passare necessariamente da un coinvolgimento ampio della collettività su una visione che è destinata stravolgere diversi assetti e che ancora non tiene conto dei forti dislivelli culturali.
Mi piace quel che il Sindaco e suoi assessori stanno facendo, il loro impegno è palpabile. Ma non basta.
La grande industria getta enormi ombre sul nostro futuro. Senza un coinvolgimento collettivo, senza una forza propulsiva che viene dal basso, senza una condivisione di intenti, il rilancio rischia di rimanere un timido tentativo di gettarsi alle spalle il passato.
Spiace notare in molti miei concittadini una certa pigrizia o una certa mancanza di grinta. In fondo, quel che si sta facendo riguarda il futuro di tutti, non solo quello del Sindaco.
Allora, perché ho quella strana sensazione che tutto si muova pur rimanendo immobile?
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