Il nuovo Sindaco di Taranto non salverà il commercio

il nuovo Sindaco di Taranto non salverà il commercio. Se vorranno, lo faranno i commercianti, unica vera spina dorsale della città

(photo credits Dino Spino)

Prima di parlare del nuovo Sindaco di Taranto, desidero fare una premessa.

La premessa è che ci sono esempi così eclatanti da non dover esserci persino bisogno di scrivere queste righe.
Non c’è bisogno di Eistein per capire che il futuro del commercio è in mano ai commercianti tarantini. Non solo perché, con un semplice gesto dentro ad una cabina elettorale, questi potrebbero mandare all’aria i piani degli improvvisati in cerca di voti. Ma soprattutto perché i commercianti nostrani sono così tanti da poter buttare giù, con una sola spallata, 60 anni di inadempienze, promesse mai mantenute e incompetenze varie.

Quando penso che stiamo per eleggere il nuovo Sindaco di Taranto, mi vengono i brividi. 
Porca miseria, sembra che tutto dipenda da questa persona. Eppure, come scrivevo sopra, ci sono esempi eclatanti tanti e tali da far comprendere che il primo passo da fare è una rivoluzione del pensiero e del sentire comune.
Non che non mi renda conto che un buon Sindaco non possa mutare certi equilibri con la forza del dialogo istituzionale. Allo stesso tempo, non posso non considerare che i bilanci pubblici siano così piegati in due da far sfumare ogni velleità di riscatto sul destino di questa città.

Non illudiamoci.
Sono 60 anni che ci promettono mari e monti.
Senza i conti pubblici in ordine, nulla potrà frenare il lento ed inesorabile declino economico cui sembriamo condannati da tempo. Nessun salvatore della patria potrà mai spezzare l’orrendo legame con un passato recente poco glorioso, dove l’unico vero finanziatore è stata  la Grande Industria con o senza i suoi veleni.

Non illudiamoci che il futuro Sindaco di Taranto possa stravolgere le sorti di un territorio così complesso in ogni suo aspetto. Tanto più che nessuno parla di strategie, di tempi e di risorse da utilizzare per risolvere le eterne criticità cittadine. Tutti parlano di programmi. Ma occorrono strategie.

Il Concerto del I Maggio, la Spartan Race e i numerosi piccoli eventi da noi organizzati insieme alle forse sane della città sono la dimostrazione di come si debba e si possa, invece, ripartire da un nuovo slancio. Non quello del futuro Sindaco di Taranto, ma quello dei suoi abitanti. E prim’ancora, quello dei suoi commercianti, unica vera spina dorsale della città.
Così com’è successo nel centro di Taranto lo scorso 2 aprile 2017.
Quello è stato un gran giorno! Perché ha visto coinvolte tante persone di buona volontà che non si sono tirate indietro di fronte alle evidenti difficoltà che scaturiscono da un lungo letargo dal quale la città non sembrava volersi svegliare.

Sappiamo tutti infatti quanto il centro di Taranto versi in uno stato comatoso, non solo per via della chiusura di tante storiche attività commerciali, ma anche per l’assenza di elementi di attrattività capaci di suscitare interesse e presenze. 

Già, perché in fondo sono in pochi a chiedersi come mai il centro di Taranto si sia progressivamente svuotato della gente. Certi soloni che fanno un certo mestiere fanno ricadere tutte le accuse sulla Grande Distribuzione Organizzata (leggi: Auchan e Ipercoop), ma in realtà quelle strutture fanno il loro lavoro. Semmai la colpa è di chi se ne è stato buono buono ad aspettare che i miracoli piovessero dal cielo insieme a tutti quei clienti che dovrebbero riempire le casse dei commercianti che giustamente hanno investito tutta la propria vita in quelle quattro mura.

Siccome siamo nel libero mercato, bisognava pensarci trent’anni fa che la Grande Distribuzione avrebbe fatto concorrenza al commercio nel borgo. Non ci vuole un’intelligenza sovrumana per comprenderlo. D’altronde, chi vuole attirare gente nei propri spazi lo fa con le promozioni commerciali e con una serie coordinata di eventi, spettacoli e animazione.

Invece no. 
C’è chi nel 2017 pensa che la colpa dei negozi vuoti nel centro di Taranto sia da attribuire ai parcheggi, ai cordoli, a Satana e alla crisi. Per carità, ci sta pure ma la verità è un’altra: il borgo si è svuotato per mancanza di attrattività. Da tempo non ricorrono i motivi per andarci: zero eventi, zero proposte, zero elementi di aggregazione sociale. 

So bene che non sto dicendo cose nuove.
So bene che tantissimi commercianti del centro di Taranto vanno dicendo questa cosa da secoli. Che le proposte ci sono ma mancano i soldi.
E qui ricasca un’altra volta l’asino.

Non c’è un business al mondo che si possa fare senza soldi.
Voglio dire che se non hai soldi, è meglio chiudere la serranda, spegnere le luci e andare a casa.

La pubblicità costa.
Portare gente nel proprio negozio costa.
Da che mondo è mondo, le persone vanno in qualche posto se hanno motivo per farlo.
E se sei un commerciante, non puoi permetterti di pensare che l’unica pubblicità da fare è quella dei saldi.

Oltre ad adeguare le proposte commerciali alle nuove esigenze, devi anche darti qualche opportunità in più. Cosa che puoi avere solo elevi alla massima potenza il numero di persone che passano davanti al tuo negozio.
E se poi – facciamo chiarezza – la gente passa davanti alle tue vetrine ma non entra, sappi che al tuo negozio manca il marketing, cioè la forza necessaria capace di attrarre le persone al di qua della soglia.

Per un giorno dunque, il centro di Taranto ha dato smacco alla Grande Distribuzione, riempendo il borgo di gente straordinariamente felice, commossa, emozionata.
Potrei dire che la stessa cosa (se non di più) sia accaduta nei giorni della Spartan Race e del Primo Maggio. 

Il futuro Sindaco di Taranto non può che cogliere le istanze dei tanti commercianti, ma non potrà fare miracoli. Ancora una volta, il futuro della città è rimesso nelle mani di chi vi opera concretamente.

E mi sfugge la ragione per cui, nonostante i commercianti siano la categoria più numerosa, questi ultimi non siano riusciti ancora a far sentire la propria voce. Non urla o minacce, ma una rivoluzione nel modo di essere e di fare. Che non può che partire da una autentica e rinnovata visione del mondo e delle esigenze di un territorio tanto vasto quanto complesso. 

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