con Taranto Sotterranea, il turismo non è una chimera

Ipogeo delli Ponti-1Grazie a Taranto Sotterranea, la cultura, la storia e il turismo riprendono vita in città e le dona nuove speranze per un futuro migliore!

Il Comune di Taranto, a seguito della convenzione sottoscritta con la Soprintendenza Archeologica per la Puglia, ha affidato all’Associazione temporanea di imprese TARANTO SOTTERRANEA, composta dalle Soc. Coop. Ethra, Museion, Novelune, Polisviluppo, la gestione dei siti archeologici fruibili  della Città di Taranto, al fine di garantirne la fruizione, attraverso un articolato programma di iniziative, attività ed eventi, a partire da Febbraio 2014.

In particolare sono state programmate, accanto alla apertura dei siti, visite guidate ed attività didattiche rivolte agli studenti, ai visitatori e ai turisti del territorio tarantino e provenienti da fuori provincia, da organizzare attraverso una strategia articolata di promozione e marketing; l’organizzazione di eventi culturali, ludici e ricreativi rivolti agli studenti e ai cittadini, sarà articolata in un cartellone di eventi che coprirà l’intero periodo di affidamento.

Il piano di gestione prevede le aperture settimanali fisse previste per il Mercoledì, il Sabato e la Domenica, dalle 9 alle 13 dei seguenti siti:

  • Cripta del Redentore, Via Terni;
  • Tomba a camera di Piazza P. XII;
  • Tomba a quattro camere di Via Pasubio;
  • Necropoli di Via Marche;
  • Tomba degli Atleti, Via Crispi;
  • Ipogeo delli Ponti, Via Di Mezzo;
  • Area archeologica di Largo San Martino;

 Il biglietto di ingresso ad ogni singolo sito ha il prezzo di 2,00 €.

Nel periodo estivo ( Giugno-Settembre) le aperture fisse dei siti saranno effettuate dalle 18 alle 22 del Mercoledì e la Domenica e dalle 20 alle 23 secondo il programma regionale Open Days 2014 (ingresso gratuito esclusivamente durante gli Open Days).

Inoltre è possibile effettuare itinerari guidati in qualsiasi giorno della settimana previa prenotazione ai seguenti numeri telefonici: 3476204700 / 3485753829.

Gli itinerari sono i seguenti:

Itinerario del Borgo orientale: percorso guidato della necropoli di Via Marche, della Tomba a camera di P. Area archeologica di san Martino-1Pio XII, della Tomba a quattro camere di Via Polibio e della Cripta del Redentore; durata percorso 2.30 ore circa, punto di incontro presso la Necropoli di Via Marche.

Itinerario del Borgo: percorso guidato della Tomba degli Atleti e del MarTA; durata percorso 2.30 ore circa, punto di incontro presso la Tomba degli Atleti.

Itinerario della Città Vecchia: percorso guidato dell’Ipogeo delli Ponti, dell’area archeologica di San Martino e del Castello Aragonese; durata percorso 3 ore circa, punto di incontro presso Piazza Castello.

COSTI:

Il costo di un singolo itinerario è di 6,00 €, ridotto a 4,00 € per studenti di istituti scolastici di ogni ordine e grado. Inoltre è possibile prenotare due itinerari al costo di 10,00 €, ridotto a 6,00 € per gli studenti.

Per quanto riguarda il l’Itinerario del Borgo il costo indicato non include il biglietto di ingresso al MarTA .

E’ possibile, inoltre, modulare itinerari diversi su richiesta.

Per informazioni rivolgersi ai seguenti recapiti telefonici: 3476204700 / 3485753829

Di seguito, le schede dei siti d’interesse storico e culturale:

Ipogeo Geniviva-1Area archeologica di largo San Martino
Nella piazza si conserva un palinsesto archeologico di rilevante interesse, costituito da una stratificazione di testimonianze che partono dalla preistoria per arrivare fino all’età moderna. I livelli più antichi sono caratterizzati da depositi di terra compatta con buche di palo, databili – attraverso i reperti rinvenuti – ad un arco cronologico che va dall’età del bronzo finale–prima età del ferro fino al Tardogeometrico iapigio. E’ stata inoltre identificata una struttura di età arcaica, costituita da un ambiente quadrangolare con allineamenti di grossi blocchi e lastre di pietra. Nell’area nord del saggio, in prossimità del salto di quota che interessa la parte più elevata dell’Isola, è visibile un muro conservato per circa 9 metri di lunghezza, costituito da tre filari di blocchi di grandi dimensioni, probabilmente pertinente alla cortina interna di un muro a doppio paramento – riempito con emplecton  – che circondava l’acropoli della città greca nel V sec. a.C. L’età medievale è documentata da butti di frammenti di vasellame di varie tipologie, fosse e strati di terra, pietre e tufina che fanno da base ad un articolato impianto edilizio. Gli scavi hanno, inoltre, messo in luce strutture con orientamento est–ovest, battuti in calce, un focolare e un lastricato in pietra, datati ad età bizantina e normanna. L’area è successivamente interessata dalla realizzazione di impianti con andamento nord–sud, identificati come cantine, e di una cisterna. Nel XV–XVI secolo tale settore si trasforma in uno spazio aperto, con la presenza di fosse, pozzi, una conduttura idrica e un piano di calpestio in conglomerato cementizio.

Ipogeo Delli Ponti – via Di Mezzo
Durante i lavori di restauro del palazzo omonimo furono scoperti alcuni resti delle antiche mura greche che circondavano l’acropoli, riferibili al V sec. a.C. Si tratta del paramento della cortina esterna delle mura, costruita in blocchi di carparo sistemati per testa. Nell’area è conservato un ipogeo funerario paleocristiano, con 8 tombe ad arcosolio, disposte lungo le pareti, e 11 tombe a fossa, ricavate nella roccia. Queste tombe, inquadrabili nel IV–V sec. d.C., potevano contenere fino a 4 defunti. Le tombe a fossa presentano una pianta rettangolare e sono disposte in gruppi di 3; gli arcosoli erano originariamente rivestiti da uno strato di intonaco bianco e giallo, con le deposizioni collocate in tombe a cassa, scavate nel banco roccioso. Alcune delle sepolture risultavano già violate in antico, probabilmente fin dal VII secolo. All’esterno delle deposizioni, invece, furono ritrovati oggetti in ceramica di origine nordafricana e lucerne con simboli cristiani, utilizzati probabilmente durante le cerimonie funebri che prevedevano un banchetto rituale con i defunti (refrigerium).

Tomba degli atleti – via Crispi
All’angolo tra via Pitagora e via Crispi è visibile una grande tomba a camera, posta in prossimità degli assi viari principali del tessuto urbano greco e ritenuta uno dei più importanti monumenti dell’architettura funeraria tarantina di età arcaica (fine VI – inizi V sec. a.C.). A pianta quadrangolare ed interamente costruita e pavimentata in blocchi regolari di carparo, la struttura presentava una copertura originaria con lastroni e architravi, anch’essi in carparo, sostenuti da due colonne doriche, allineate al centro del vano. Lo spazio interno risulta organizzato sul modello dell’andròn, la sala da banchetto riservata agli uomini nella casa greca arcaica: i sette sarcofagi, uno dei quali mai utilizzato, sono disposti – come i letti conviviali (le klinai) – lungo le pareti. Nello spazio centrale sono presenti copie del ricco corredo di accompagnamento, posizionato all’esterno e all’interno dei sarcofagi. Gli oggetti, come anche la struttura tombale, alludono agli aspetti rappresentativi della cultura aristocratica tarantina: l’atletismo ed il simposio. Particolare rilievo è riservato, al centro della camera funeraria, all’anfora panatenaica, premio tributato agli atleti vincitori nel corso delle gare che caratterizzavano le feste celebrate ad Atene in onore della dea Atena. Questo straordinario monumento funerario costituisce, quindi, – per dimensioni, impianto e corredo – un’evidente testimonianza dell’alto livello sociale di appartenenza degli individui sepolti, uniti in vita – come in morte – da affinità politiche, culturali ed ideologiche.

Necropoli di via Marche
L’area archeologica rappresenta il più grande settore con destinazione funeraria, attualmente fruibile della polis greca. Conserva al suo interno, infatti, circa 140 sepolture, riconducibili ad una delle zone più significative della necropoli tardo classica ed ellenistica. Gli scavi effettuati hanno permesso di accertare una frequentazione del sito – prevalentemente per usi funerari – dalla fine del VII/prima metà del VI sec. a.C. fino al termine del III sec. a.C. L’area consente di iniziare, in maniera agevole, una visita all’interno della necropoli della città greca, il cui impianto subisce un notevole sviluppo a partire dalle vicende politiche del V sec. a.C., allorché si registra l’ampliamento dell’abitato con la costruzione della cinta muraria difensiva e l’organizzazione di un tessuto stradale regolare che si estende sino ad interessare anche la necropoli. In questo settore la distribuzione delle sepolture sembra aver rispettato assi viari già esistenti in età arcaica: due in senso nord–sud ed uno in direzione est–ovest, probabilmente identificabile con una vera e propria plateia (la “via larga” delle poleis greche). E’ possibile riconoscere isolati regolari, progressivamente occupati da lotti familiari di deposizioni, fino alle soglie della definitiva conquista romana di Taranto del 209 a.C. Sono qui concentrate diverse tipologie di tombe: dalle tombe a sarcofago a quelle più semplicemente scavate nella terra o nella roccia, oppure rivestite da lastre di carparo, il più delle volte caratterizzate da una controfossa e provviste di copertura a doppio lastrone, a superfici piane o a spiovente. Emergono, tra le altre, le tombe a camera – espressione di nuclei sociali più agiati – collocabili fra il IV ed il III sec. a.C., quando si rinnova la pratica della monumentalizzazione del sepolcro, interdetta dalle “leggi sul lusso” del secolo precedente che avevano imposto un’esibizione meno sfarzosa delle architetture e ritualità funerarie. Individuate in numero di otto, esse si collocano in posizione eminente, all’incrocio degli assi stradali o nei punti nodali degli isolati. Accessibili attraverso un dromos a gradini o a scivolo, risultano interamente costruite con blocchi regolari di carparo o parzialmente ricavate nella roccia e completate, sulla sommità, da blocchi squadrati e cornici aggettanti; le pareti si presentano – nella maggior parte dei casi – intonacate e dipinte. All’interno è visibile il letto funebre (kline), intagliato nella roccia, con piedi decorati, con modanature e superfici stuccate e dipinte.

Tomba a quattro camere funerarie – via Pasubio
L’ipogeo (noto in ambito locale come ipogeo “Genoviva”), relativo ad un nucleo familiare di ceto sociale elevato ed utilizzato tra il IV ed il III sec. a.C., testimonia – dopo l’interruzione agli inizi del V sec. a.C. – una nuova fase di monumentalizzazione della necropoli. La maestosità dell’edificio è, tra l’altro, confermata dalla presenza dei numerosi elementi architettonici relativi al naiskos, monumento funerario esterno che accoglieva una statua marmorea, di cui si sono rinvenuti frammenti. L’unicità della planimetria – sviluppata sul modello della casa a pastas, con le camere allineate sul lungo vestibolo – la particolare cura architettonica e decorativa rendono questa tomba a camera estremamente interessante. Una scala di accesso (dromos)  immette in un lungo vestibolo a pianta rettangolare, su cui si aprono quattro celle funerarie, caratterizzate da un prospetto con semicolonne di ordine dorico. La struttura perimetrale, parzialmente intagliata nel banco roccioso, risulta costruita nella parte superiore con blocchi regolari di carparo, sormontati da una cornice modanata, su cui si impostava una copertura a lastroni. Le camere settentrionali presentano – a differenza delle altre due – pilastri di carparo originariamente provvisti di capitelli. Le pareti, interamente intonacate conservano tracce della decorazione pittorica e la cornice di coronamento è ornata da un meandro in rosso e azzurro su fondo chiaro. Le porte delle celle – inquadrate dalle semicolonne – sono del tipo a doppio battente con dente d’incastro o monolitiche. All’interno della camera in asse con l’ingresso è visibile un letto funebre (kline), realizzato in un blocco monolitico di carparo, con margini rilevati in corrispondenza delle testate; nelle altre celle il letto funebre era probabilmente realizzato in legno, come documentato dalle quattro fossette angolari per l’alloggiamento dei piedi. Lo strato uniforme di intonaco – sulla linea di incastro fra i battenti delle porte e sui punti di giunzione con la parete monumentale – consente di ipotizzare una sigillatura delle singole celle successivamente al loro utilizzo.

Tomba a camera – via Pio XII
All’ipogeo, databile nei primi decenni del III sec. a.C., si accede attraverso un corridoio ove sono conservati la porta litica a doppio battente, dipinta a riquadri – ad imitazione delle porte lignee – ed alcuni blocchi squadrati di carparo con rosette a rilievo in giallo, pertinenti al soffitto della camera funeraria. Il dromos a nove gradini, ricavati nella roccia, immette in un piccolo vestibolo da cui si accede alla camera funeraria, in parte scavata nel banco roccioso e originariamente rifinita in alto da una cornice modanata. Sulla parete di fondo è possibile ancora notare le tracce di una decorazione a ghirlande sospese a nastri, al di sopra di una zoccolatura in rosso, e una fascia in azzurro, in prossimità della cornice. Ai lati della camera si conservano due klinai (letti funebri), con cuscino a rilievo e piedi a volute ioniche contrapposte, dipinti in giallo e rosso. Nel sito è conservata, inoltre, una tomba a semicamera.

Cripta del Redentore – via Terni
L’ipogeo – un unicum nel panorama storico–artistico della città di Taranto – è articolato in due spazi affiancati e intercomunicanti. Il primo è una grotta artificiale, caratterizzata dalla presenza, in posizione centrale, di una sorgente perenne collegata all’esterno da un pozzo; il secondo ambiente è riconoscibile come una tomba a camera di età romana, alla quale si accede attraverso un dromos a dodici gradini posto sul lato sud. La tomba, a pianta quadrangolare con il lato di circa 4 metri e il soffitto lievemente arcuato al centro, presenta sulle pareti delle nicchie semicircolari, scandite con regolarità, utilizzate presumibilmente per conservare le urne cinerarie. In età medievale il lato est della tomba è stato interessato dall’escavazione di una grande abside che conserva una serie di affreschi palinsesti, di cui l’ultimo rappresenta una Deesis, con il Cristo Pantocratore situato al centro tra San Giovanni e la Vergine. Altri affreschi, raffiguranti santi di tradizione orientale, sono presenti all’esterno dell’abside; in particolare, è possibile osservare i Santi Basilio, Euplo e pochi frammenti di un San Biagio. Gli affreschi sono datati al XII–XIII secolo.

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