una copertura d’aria per i parchi minerari Ilva

Copertura parchi Ilva

E’ una proposta “Made in Taranto” quella degli arch. Domenico Perrone e dell’arch. Mirella Belmonte

Specializzato in infrastrutture, con particolare attenzione all’architettura industriale, l’architetto Domenico Perrone ha maturato anche esperienza (sotto forma di consulenza) all’interno dello stabilimento Ilva di Taranto. La possibilità di toccare con mano una realtà così complessa, l’esperienza, la specializzazione unita ad un team di professionisti, ha consentito di progettare una soluzione per i parchi minerali che consente, attraverso la tecnologia, la tutela della salute in un ambiente industriale.

La soluzione proposta a Made in Taranto® è “una copertura d’aria” in grado di gestire le polveri dei parchi minerari Ilva Taranto.

L’idea progettuale dell’arch. Perrone è di assolvere alle prescrizioni imposte dall’AIA mediante il ricorso ad una struttura unica costituita da un sistema intelligente e innovativo.  Il progetto non è solo coprire ma è gestire le polveri.

La realizzazione di questo organismo architettonico ed ingegneristico, deve rispondere a 4 sostanziali problematiche:

  • la struttura
  • l’impianto di barriera a lama d’aria
  • l’impianto di nebulizzazione
  • l’impianto di aspirazione

Il progetto è costituito da un involucro di circa 500 mt di larghezza per 1000 mt di lunghezza che sviluppa una superficie di 500.000 mq. La struttura è costituita da una serie di piloni ad interasse di circa 12 mt che sostengono una serie di tubazioni. I canali sono impianti a vista i quali realizzeranno barriere d’aria che sostituiranno le coperture e le pareti perimetrali; conterranno l’impianto di nebulizzazione che garantirà un abbattimento uniforme delle polveri e un impianto di aspirazione che consentirà il necessario assorbimento e trattamento dell’aria sottostante la struttura. Tale struttura è priva di sostegni centrali, priva di pareti perimetrali e priva di coperture.

Coprire uno spazio di circa 50 ettari è stata la sfida. Il problema era creare una copertura che lasciasse invariate le attività e consentisse di utilizzare le stesse macchine. Partendo da un concetto di barriere d’aria già in uso, si potrebbe passare ad un modello industriale che contenga aria in pressione.

Da qui la soluzione: la sostituzione di una copertura fisica, con una “copertura immateriale”che ha la medesima

funzionalità. Una serie di tubazioni si sviluppano sull’intera superficie dei parchi, immettendo aria in pressione, a costituire le “barriere”.

Con la stessa struttura possiamo sostenere l’impianto di nebulizzazione abbattendo la diffusione delle polveri tramite la controllata ed uniforme nebulizzazione di acqua. Tale impianto, garantirebbe la costante bagnatura dei cumuli.

Infine, l’impianto di aspirazione. Il solo abbattimento delle polveri non può mai garantire un assoluto controllo delle stesse ed del loro contenuto. Per tale ragione, si è pensato ad un ulteriore sistema che consentirebbe un’aspirazione ed un trattamento dell’aria interna. Esso funzionerebbe come un vero e proprio impianto di condizionamento a temperatura costante: lavaggio continuo del volume interno dell’aria, purificandola e disperdendola successivamente all’esterno, come aria “pulita”.

La copertura d’aria è una macchina, invece che una struttura statica che persegue i seguenti obiettivi:

  1. annullamento dell’impatto ambientale negativo sulla città
  2. controllo, attraverso un trattamento dell’aria, degli spazi di lavoro dello stabilimento
  3. riduzione dei costi di realizzazione (rispetto ad una copertura classica)
  4. integrazione delle strutture preesistenti
  5. modello ripetibile in altri contesti e situazioni.
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