La leggenda del fiume Tara, detto anche fiume dei miracoli

Il fiume Tara scorre nel silenzio di una lussureggiante vegetazione e le sue acque pure attirano numerose persone affascinate dal mistero e dalla tradizione

La leggenda vuole che il fiume Tara si sia reso protagonista di un miracolo.

Pare che infatti, un giorno, un proprietario terriero della zona aveva dato ordine a un contadino di uccidere un vecchio asino, che non era più buono a lavorare, gettandolo nelle acque del fiume. L’uomo gettò la bestia nelle acque fredde del fiume, ma un altro contadino, impietosito dallo sguardo dell’asino, lo tirò fuori, lo accarezzò e lo coprì di fango raccolto con le mani. L’asino ritrovò subito le forze che s’erano inaridite sino a ringiovanire.

Fu così che da quel momento gli uomini e le donne dei paesi intorno alla città si recavano presso il fiume Tara, ritenendo che le sue acque blu e i suoi fanghi facessero miracolosi.  

Per saperne di più ==> http://www.antoniomariafantetti.com/collettivo-dav/

Secondo un’altra leggenda, il fiume Tara fu protagonista 2700 anni fa della fondazione spirituale della odierna Taranto. E così, mentre sulle rive di questo fiume, Taras, figlio della ninfa Satyria e di Nettuno, compiva sacrifici per onorare suo padre Poseidone, gli apparve improvvisamente un delfino, segno che avrebbe interpretato di buon auspicio e di incoraggiamento per fondare una città da dedicare a sua madre Satyria che chiamò quindi Saturo, località tuttora esistente. (Per saperne di più: http://www.tarantovacanze.it/la-leggenda-di-taras/)

Lo stemma della moderna Taranto reca infatti proprio l’immagine di questa leggenda.

Prima che la maledetta industria si appropriasse dei luoghi e della bellezza dei luoghi, qui sorgevano due stabilimenti balneari, Lido Venere e Pino solitario.
Per secoli, tantissima gente frequentava questo ameno posto per immergersi nelle sue acque fredde e per cospargersi il corpo con i suoi fanghi per le presunte proprietà terapeutiche.

Queste acque costituivano anche un rimedio efficace contro alcune patologie psichiatriche o psicologiche. Ed erano ottime per innaffiare i terreni adiacenti dove si coltivava la Bambagia e le Angurie, chiamate, a Taranto, Melloni d’Acqua per la loro grossezza e per il sapore squisito.

Poi, con l’avvento della Grande Industria, il fiume Tara è stato dimenticato insieme ai suoi progetti di riqualificazione grazie alle molteplici menti mediocri che hanno tentato di amministrare malamente questa terra.
Infatti, oggi Il fiume, anziché essere un’attrazione pura per turisti, si limita acqua per l’irrigazione dei terreni agricoli ricadenti nell’arco ionico ad ovest di Taranto e all’Ilva di Taranto.

Le acque del fiume Tara scaturiscono da polle perenni situate lungo l’alveo del fiume stesso, il fiume Tara sfocia nel Golfo di Taranto, è lungo 2 km e la temperatura oscilla dai 13 C° ai 18 gradi C° per tutto l’anno.

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foto Saverio Campanelli
foto Marcello Bianco
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