Progetti per Taranto: è tempo di unirsi per il cambiamento

foto di Maria Mancone
foto di Maria Mancone

I progetti per Taranto ci sono, le risorse anche: è tempo di smetterla con le divisioni ideologiche e gli interessi di parte e rilanciare insieme economia e lavoro!

Angelo Bonelli, Marescotti, Peacelink, Confindustria Taranto, Autorità Portuale, Aut: le idee sono tante, i progetti per Taranto giacciono da tempo legati al palo dello scontro politico e ideologico.

Angelo Bonelli ha presentato una proposta di riconversione industriale che prevede oltre 35.000 posti di lavoro, Marescotti e Peacelink hanno presentato il Piano B per il rilancio dell’economia, Confindustria intende promuovere le Smart City, l’Autorità Portuale ha rilanciato progetti e lavori per la realizzazione di un centro espositivo e di un hub intermodale, gli Aut da tempo propongono il progetto Taranto Città Spartana.

Negli ultimi due anni si sono susseguiti dibattiti, scontri istituzionali, minacce di morte, conferenze stampa, convegni, articoli di giornale, annunci, proclami, intese, protocolli d’intesa. Persino il Sindaco Ippazio Stefàno ha più volte convocato le varie associazioni affinché proponessero le proprie idee. Da due anni a questa parte, poco o nulla è cambiato: e mentre l’Ilva continua ad inquinare, il progetto Tempa Rossa procede spedito, molti imprenditori gettano la spugna, diversi negozi chiudono, l’abusivismo regna incontrollato e le speranze muoiono.

Eppure i segnali positivi non mancano: in Città Vecchia (o borgo antico o Isola o chiamatela come volete) ci sono sempre più giovani che scommettono con il proprio futuro, si vedono sempre più i turisti in giro per la città, Mar Piccolo assurge sempre più a risorsa da valorizzare, la voglia di cambiamento assale ogni pessimismo, i lavori al porto proseguono, le compagnie aeree si accorgono del fatto che abbiamo anche noi un aeroporto, si parla sempre meno di acciaio e sempre più di alternative.

Il desiderio di imprimere una svolta è ulteriormente testimoniato dalla nascita di tante associazioni che, con spirito di sacrificio e abnegazione, si impegnano ogni giorno per richiamare l’attenzione di visitatori e turisti sulle tante meraviglie: dal Mar Piccolo a Città Vecchia, dal Castello al museo Mar.Ta., dai geositi al mare blu smeraldo, dalla pesca-turismo alla riconosciuta bontà della cucina tipica locale.

Ma nonostante tutto, ci si continua a dividere, pensando che, continuando a coltivare il proprio orticello, possa nascere chissà che cosa. In realtà nasceranno solo i frutti della miseria o della ricchezza per pochi. Che poi, a pensarci bene, queste divisioni sono davvero soltanto ideologiche o basate su visioni poco lungimiranti oppure su mistici esercizi dell’animo meno nobile oppure ancora strutturate sulla scorta di vecchie lacerazioni; queste ultime spesso esacerbate dal senso di impotenza e dall’assenza di dialogo con la politica che non si decide a cambiare passo.

A Taranto non abbiamo solo progetti, ma uomini capaci e intraprendenti a Destra come a Sinistra. In Confcommercio come in Confiindustria, così come tra i numerosi ambientalisti, gli imprenditori, i commercianti, i politici, i professionisti, i giornalisti e gli studenti. Il problema è che tutta questa gente cova antichi rancori le cui energie dovrebbero invece convergere verso il desiderio di riscatto, di rivincita e di recupero della gloria di un passato che ci ha visti protagonisti dell’economia in tutto il Mediterraneo.

Insomma, è tempo di mettere da parte gli individualismi, ma anche le recenti polemiche. E’ tempo di tornare a discutere intorno alle tematiche delle economie alternative, dell’energia pulita, del rispetto per l’ambiente e soprattutto dell’occupazione, dei progetti e delle risorse per attuarli. Il resto è solo una sterile proiezione di obsoleti comportamenti che non portano più a nulla, se non alla posa dell’ultima pietra, la pietra tombale.

Un buon inizio potrebbe essere quello di organizzare ogni settimana brainstorming tematici in presenza di moderatori super partes e di una struttura organizzativa che sia in grado di sintetizzare poi le istanze collettive e portarle sul tavolo istituzionale Centrale senza se e senza ma. Senza referendum, senza scioperi, senza occupazioni di piazza. Ma con civiltà e soprattutto senso pratico.

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