“L’incredibile storia di Santa Scorese” è il film del regista tarantino Mimmo Spataro che, con pochi soldi, ha portato alla ribalta sul grande schermo la triste vicenda della 23enne, uccisa nel 1991 per le coltellate inferte da uno stalker
Era la notte tra il 15 ed il 16 marzo del 1991 quando Santa Scorese, 23 anni, di Palo del Colle, provincia di Bari, morì per le coltellate inferte da Giuseppe, un giovane con problemi psichici, che da anni la perseguitava inseguendo l’ossessione di possederla, dopo averla incontrata in una chiesa.
Dopo la sua morte, Santa Scorese è stata proclamata “Santa delle Perseguitate”, vittima di stalking e femminicidio, uno dei primi casi registrati in Italia. E’ stata poi nominata “Serva di Dio” ed attualmente è in corso il processo di beatificazione, per martirio in odio alla fede.
Il regista Mimmo Spataro, la sceneggiatrice Assunta D’Elia, il cast di attori
Clara Magazzino, Vanessa Caponio, Alfredo Traversa, Angela De Bellis, Francesco Cassano, Rino Massafra, Mario Blasi, Giuseppe Calamunci Manitta e il fotografo di scena Onofrio Petragallo hanno trasformato questa triste storia vera in un film, un mediometraggio.
La maggior parte delle scene sono state registrate a Taranto, nei pressi di “Torre Sgarrata” e all’interno della Chiesa di San Pasquale.
Ho visto per la prima volta il film a Bari e, a parte l’emozione di ripercorrere quel dramma attraverso le scene del mediometraggio, mi ha colpito particolarmente lo sforzo incredibile compiuto dal regista e dagli attori, tutti tarantini.
Il film è stato infatti realizzato contando sulla forza di volontà e l’abnegazione di tutti: i componenti dello staff hanno messo da parte i propri impegni quotidiani per mettere a frutto l’idea di raccontare fino a che punto può giungere il dolore di un padre e di una madre o di una sorella, assolutamente impotenti nei confronti delle gesta di un folle che ha agito senza che nessuno lo potesse fermare.
La santità di Santa Scorese io l’ho ravvisata anche negli uomini e donne che hanno messo a frutto questo piccolo grande capolavoro del cinema senza alcun finanziamento. Il regista, gli attori e lo staff tecnico hanno lavorato duramente senza aver in cambio nulla, se non il calore e l’affetto del pubblico che, nelle sale ove è stato proiettato il film, hanno applaudito l’opera.
Ancora una volta, vi è la dimostrazione di quanta bellezza possa nascere da un dolore, di quanti diamanti possano nascere dal letame, parafrasando il grande De Andrè. E la cosa più stupefacente è che tutto questo sia stato prodotto a Taranto, la Città spesso additata per l’indolenza o per l’incapacità di andare oltre i propri annosi problemi.
Applausi.
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