Le Neviere sono l’affascinante testimonianza della vita di un tempo, venute alla luce nei sotterranei dei palazzi aristocratici di Taranto antica
Le Neviere erano luoghi scavati al di sotto dei palazzi più aristocratici nei quali si usava conservare il ghiaccio, ovvero la neve compattata durante l’inverno in vista delle caldi estati.
Nei salotti della nobiltà e dell’alta borghesia tarantina di fine ‘800, infatti, era costume offrire ai propri ospiti granatine e sorbetti.
All’epoca però non v’era corrente elettrica nè tanto meno frigoriferi, per cui era difficile procurarsi la materia prima utile per produrre tali prelibatezze.
Ecco che l’ingegno umano partorì l’idea di conservare il ghiaccio in luoghi consoni, ricavati da opere di scavo proprio al di sotto dei palazzi.
Nelle caldi estati tarantine, il ghiaccio sarebbe servito per conservare meglio gli alimenti e per produrre le buonissime granite artigianali fatte in casa.
Nell’Ottocento gli inverni erano più rigidi di allora per cui era facile che, nei dintorni come Crispiano e Martina Franca, nevicasse abbondantemente. Per l’occasione, nacquero vere e proprie imprese commerciali che si occupavano sia della produzione che della consegna diretta di ghiaccio.
Queste ultime, provvedevano a raccogliere la neve e a compattarla battendola con delle pale fino a creare uno strato spesso che infine coprivano con fieno e foglie di felci. Sopra di esso, veniva steso uno strato di terra per aumentarne ulteriormente l’isolamento termico.
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Il ghiaccio veniva trasportato in blocchi da 120 a 150 kg e conservato nei sotterranei dei Palazzi, dette appunto Neviere, che ne garantivano la durata fino all’estate.
Oltre ai sotterranei, nel territorio di Taranto, le neviere erano anche autentiche fabbriche di ghiaccio: ce ne è una in discreto stato di conservazione a circa quattro chilometri in direzione Taranto sulla Statale 100, presso la masseria di proprietà della famiglia Ninni, sulla cui apertura di accesso è ben visibile la data del 1852.
E’ composta da un unico corpo e, come la precedente, sfrutta il declivio del terreno per ottenere due aperture, poste su due diversi livelli, che erano utilizzate per lo stivaggio e per il prelevamento del ghiaccio.
La scoperta è stata resa possibile grazie all’incessante lavoro di ricerca e promozione territoriale condotta dall’associazione Nobilissima Taranto, nella persona di Carmine Di Gregorio e Giuseppe Loconte. Nobilissima Taranto si occupa prevalentemente della riscoperta degli ipogei nel borgo antico di Taranto, favorendone la conoscenza e la visita da parte dei numerosi turisti che accorrono per osservarne le meraviglie.
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