dai liquori ai cosmetici, dagli olii essenziali ai tonici per la pelle e persino agli usi in cucina: le bacche di Mirto tarantino possono far aprire aziende specializzate e creare lavoro
Il Mirto tarantino, ritenuto sacro dagli antichi romani e greci, era un albero simbolo di fecondità e buon augurio. Ai vincitori dei giochi elei o ai poeti greci era spesso donato un serto di mirto. Era anche un emblema di pace per gli Ebrei. Era molto apprezzato per le sue qualità cosmetiche e proprietà curative già da Assiri e antichi Egizi.
Il sommo poeta Virgilio, che ben conosceva Taranto, faceva riferimento al Mirto come elemento caratterizzante della costa ionico-tarantina.
Nel famosissimo passo delle Georgiche dedicato alla campagna nei pressi del fiume Galeso, Virgilio usa l’espressione “amantis litora myrtos”, cioè “i mirti innamorati delle spiagge”, avendo osservato come essi preferiscano vivere in zone calde e soleggiate.
Il Mirto Tarantino è una delle piante più caratteristiche della macchia mediterranea.
Lo si riconosce per le foglie piccole ed è molto apprezzato per la decorazione di ville e giardini di tutt’Italia.
Le bacche di Mirto tarantino hanno grandi proprietà medicamentose.
L’infuso che se ne ricava è un riconosciuto disinfettante curative delle bronchiti, delle diarree infantili, delle cistiti e della leucorrea.
E’ molto apprezzato in cucina: si presenta quale pregiata spezia e perfetto sostituto del pepe, perché più delicato e profumato.
In particolare, dalle bacche di Mirto tarantino si può ricavare un ottimo liquore: in Sardegna vengono consumate migliaia di bottiglie di questa bevanda.
Per produrlo, occorre mettere le bacche in macerazione nell’alcool per 2-3 settimane. Dopodiché, si separa l’infuso dalle bacche, dopo averle pressate con il torchio. Infine, si mescola insieme ad acqua e zucchero.
Lo si lascia riposare ancora un paio di settimane. In questo lasso di tempo, gli oli essenziali vengono a galla naturalmente. A questo punto, con un semplice travaso è possibile separare il prodotto finito da questi oli.
Il liquore prodotto artigianalmente dalle bacche di Mirto tarantino è molto più profumato, saporito e ricco rispetto a quello industriale che possiamo trovare ovunque.
Nel liquore di mirto industriale, si usano meno bacche per cui ha molto meno colore, profumo e sapore di quello qui descritto.
Oltre che in cucina, le bacche di Mirto tarantino vengono impiegate in cosmesi.
Nella Mesopotamia del II millennio a.C. era uso ungersi con olio profumato al mirto, in quanto considerato una fonte di salute e benessere; il profumo diventava così un segno d’amore ed un rito purificatorio.
Immaginate se qualcuno lo producesse e lo proponesse sul mercato quale cosmetico d’eccezione e biologico tramite un marketing ispirato alle storie e alle figure tramandate dalla storia della Mesopotamia del II millennio a.C.
Dalle bacche di Mirto tarantino si può produrre anche l’olio essenziale che svolge un’azione balsamica, antibatterica e dermopurificante, utile contro tosse, cistite e acne.
Il suo profumo libera il respiro, apre il petto e influisce in modo positivo sulla psiche stressata dai pensieri quotidiani.
Ha un effetto mucolitico, espettorante e fluidificante del catarro. Aiuta a decongestionare le vie respiratorie infiammate, in caso di raffreddore, bronchite, tosse dei fumatori e in tutte le malattie croniche dell’apparato respiratorio.
E’ un valido antibatterico: se ingerito, 2-3 gocce due o tre volte al giorno in mezzo cucchiaino di miele o di zucchero, svolge un’azione antisettica sulle vie urinarie, in presenza di cistite, prostatite e leucorrea e Infezioni batteriche del sistema urogenitale.
E’ dermopurificante, se diluita in lozioni e applicata localmente mediante impacchi, svolge un’azione astringente sulla pelle grassa, infiammata e acneica. Possiede anche proprietà deodorante.
Ciò che può nascere bacche di Mirto tarantino è un piccolo miracolo.
Il senso di questa frase è che c’è necessità di ripartire da noi, da ciò che è solo nostro, da ciò che ci distingue fino in fondo. Intorno a questa esigenza si può creare un processo produttivo ed economico senza pari perché è frutto della riscoperta dell’unicità e del bisogno ad essa connesso.
L’ingordigia umana ha prodotto negli ultimi 50 anni l’atrofizzazione delle menti, per cui parlare oggi delle bacche di Mirto tarantino ai più può apparire come la tipica elucubrazione romantica che riesuma il passato alla stregua di un blando esercizio della memoria.
Giro per la città e vedo solo bar, pizzerie, gelaterie e negozi di abbigliamento.
Se alzo un po’ lo sguardo, vedo le ciminiere dell’Ilva e dell’Eni.
Sembra a volte che, per questa città, il mito degli anni 60 si aggiri ancora nei meandri delle velleità imprenditoriali, per cui, quando qualche mente eroica elabora l’idea di mettersi in proprio, l’unica cosa che gli viene in mente è replicare le iniziative di successo altrui.
Tanti ancora non hanno capito che il boom economico degli anni 60 è finito da un pezzo e che, per fare impresa oggi, non devi più guardare alla massa e copiare le iniziative di successo di altri commercianti e imprenditori.
Nell’era di Amazon e del sempre aperto grazie ai social, credo sia alquanto stupido fare quello che fanno tutti.
Trovo semmai intelligente aprirsi un varco tra i bisogni e i desideri del mercato locale, nazionale ed internazionale ripartendo dalle proprie radici e raccontando l’essenza della propria terra.
Per comprendere il senso di questo articolo ispirato alle bacche di Mirto tarantino, occorre rivolgere lo sguardo a ciò che hanno saputo fare in Sardegna, producendo il famoso liquore di mirto sardo ai cugini lucani con il noto omonimo amaro.
Dopo anni di vacche grasse, in cui bastava aprire una saracinesca per fare affari, oggi il Commercio sta vivendo una nuova stagione, dove quasi tutto si concentra sulla reperibilità h24 dei prodotti standard e dove la specializzazione viene premiata se risponde a specifici bisogni e desideri e ai criteri della tipicità.
Detto in parole molto povere, la crisi economica non è quella che intendiamo noi, cioè scarsa disponibilità economica, ma è da interpretarsi al pari di un’evoluzione del mercato figlia dell’apertura della forbice tra chi sta bene e chi sta male.
Quindi, se la Grande Distribuzione (soprattutto i Discount) risponde al bisogno del ceto meno abbiente di disporre il minimo necessario per la sopravvivenza al prezzo più basso possibile, tutti gli altri (commercianti) devono preoccuparsi di soddisfare il ceto più abbiente, stimolandone i desideri attraverso la creazione di brand capaci di generare un’emozione, una reazione alla standardizzazione generalizzata e all’appiattimento dell’offerta, una risposta alla ricerca delle unicità, delle genuinità, delle tradizioni locali.
Il piccolo miracolo che può nascere dalle bacche di Mirto tarantino investe tutto il settore manifatturiero e agricolo del territorio jonico.
Immagina a Taranto aziende che producono olii essenziali, liquori, cosmetici.
E aziende agricole che coltivano esemplari di mirto selvatico i cui frutti vengono destinati al comparto manifatturiero attraverso una filiera corta.
E ancora aziende che coltivano esemplari di mirto ornamentale, la cui domanda di mercato verrebbe sospinta dal successo dei prodotti commerciali della produzione di bacche, semilavorati e prodotti finiti.
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