Ori, rubini e smeraldi: ecco la miniera di Taranto

Dall’oro dei campi di grano e dalle orecchiette fatte a mano al rosso rubino del vino Primitivo.. e infine il verde smeraldo degli ulivi e del mare, splendido mare: ecco la Taranto raccontata attraverso le danze di colori, saperi e di sapori

Taranto

Taranto possiede una delle più vaste miniere di ori, rubini e smeraldi di tutta la Puglia. E’ ricca degli ori dei suoi campi di grano, frutto di antichi gesti che ancora si tramandano di generazione in generazione e che preservano queste terre dalle contaminazioni del progresso. Da queste parti il silenzio è interrotto d’estate solo dal canto degli uccellini e delle cicale. Il caldo dell’estate è mitigato da un mare smeraldo, circondato da dune di sabbia popolate solo dalla verde macchia mediterranea che ti travolge con i suoi profumi persistenti.

grano

Chi viene a Taranto nella stagione di Maggio può facilmente imbattersi in campi di grano che si estendono a vista d’occhio. Come in quel di Castellaneta, dove si è tornati a coltivare il Grano Cappelli, il frumento Sen. Cappelli, una vera e propria riscoperta degli antichi profumi e sapori. Da queste parti sovente si organizzano soluzioni turistiche invitano alla conoscenza di queste straordinarie colture, all’arte della semina e dell’attesa paziente della crescita fino alla mietitura, da cui si origina la materia prima per produrre le farine che serviranno poi per dar vita ai pani, alla pasta, ai dolci tipici.

Jennifer Chong | See and Savour  (martinpoolephotography.com)
Jennifer Chong | See and Savour
(martinpoolephotography.com)

Ed ‘ con questo grano che in terra di Taranto si fanno ancora a mano  le caratteristiche orecchiette, famose in tutto il mondo per l’inconfondibile forma che dà origine ad un sapore unico che ben si sposa con ogni condimento ed anzi lo raccoglie in sè per regalare, ogni volta, sensazioni di gusto profonde e indimenticabili.

L’origine delle orecchiette è un mistero, infatti non esistono documenti che ne attestino la nascita. In base alla tradizione locale, la forma delle orecchiette pare che sia ispirata a quella dei tetti dei trulli.

Verso la fine del ‘500, negli archivi della chiesa di San Nicola di Bari, fu ritrovato un documento con il quale un padre donava il panificio alla figlia. Nel documento, si leggeva che la cosa più importante lasciata in dote era l’abilità della figlia nella capacità di preparare le “recchietedde”.

Sembra che in passato avessero un poteri divinatori poiché in grado prevedere il sesso del nascituro.
Infatti, al secolo la futura madre era solita mettere nell’acqua bollente una recchietedde ed un pezzo di maccherone grosso detto zito. Al forte bollore, questi andavano su e gi nella pentola: se la donna vedeva salire a galla prima la recchietedde pronosticava che sarebbe nata una femmina. Se invece vedeva salire prima lo zito, sarebbe nato un maschio.

A proposito sempre di orecchiette, vi consigliamo di dare un’occhiata a questa straordinaria ricetta scritta in lingua inglese > www.wildgreensandsardines.com/2014/05/orecchiette-with-snow-peas-asparagus.html

Dopo aver visto e degustato questi ori, non può mancare una visita in una delle tante cantine distribuite nel territorio jonico ed in particolare a San Giorgio, a Grottaglie, a Manduria dove viene coltivato il Primitivo di Puglia. Questo vino è noto per il suo colore intenso che ricorda molto da vicino quello dei rubini. E ogni assaggio è un tuffo nella storia della passione delle genti del luogo.

foto: Max Perrini
foto: Max Perrini

La coltivazione del Primitivo giunse in terra jonica con ogni probabilità per mano degli Illiri, popolo oriundo dei Balcani che, più di mille prima della nascita di Cristo, s’insediò nelle nostre terre. Il prodotto della coltivazione di questi vigneti fu poi commercializzato in tutto il Mediterraneo dai Fenici. I romani, accanto alla parola “vinum”, utilizzavano la parola “merum” per indicare le qualità del nostro vino: schietto, sincero e che, a differenza degli altri vini, non era miscelato con acqua, miele, resine. Da qui infatti discende il termine dialettale locale “mieru” . Già Orazio decantava le lodi del nostro vino paragonando i “mera tarantina” al celebre Falerno della Campania. Non solo Orazio, anche Plinio il Vecchio raccontava delle nostre terre definendole “viticulosa”, cioè piena di vigne. E poi anche altri scrittori come Marziale, Ateneo, Varrone non perdevano occasione per tesserne le lodi.

vigneti delle Cantine San Marzano
vigneti delle Cantine San Marzano

E poi infine il mare. Un mare smeraldo come pochi. Un mare circondato da una natura aspra e selvaggia delle dune che, da Marina di Lizzano a San Pietro in Bevagne, dominano incontrastate, ridisegnate ogni volta dal vento e dalle esplosioni delle essenze di timo,  erba stella, ammofila, giglio di mare, soldanella di mare, il papavero delle sabbie, il ravastrello, il finocchio marino. Non di rado ci si imbatte anche in piante di lavanda e di ginestra che riempiono di colore queste lande così distanti dai centri urbani.

Mare Taranto

Che dirvi.. visitando queste terre, vi riapproprierete della vostra anima, avvolti come sarete da una carezza di saperi e di sapori che vi ricongiungeranno al vostro vero essere. Inoltre, la vostra presenza ci aiuterà a crescere e a ritrovare anche noi il senso di appartenenza ad un passato fatto di tradizioni, storia, lavoro, cultura. Qualora pensate di organizzare la vostra vacanza da queste parti, saremmo ben lieti di suggerirvi gli itinerari e le strutture migliori per una vacanza all’insegna della spensieratezza.

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