Riprendiamoci la città è molto più di un laconico invito. E’ un imperativo rivolto a tutti i cittadini di Taranto presa d’assalto dai nuovi barbari
Con l’avvento della grande industria, la Città dei Due Mari si è in parte imbarbarita a causa dei soliti quattro cafoni alias nuovi barbari, che con le proprie azioni, riempiono ogni giorno le pagine dei rotocalchi locali e di alcune pagine Facebook dedicate.
La grande industria ha difatti annichilito molte coscienze, impoverendole sino a procurare quel senso di indifferenza e fatalismo che blocca le migliori velleità.
E’ un fenomeno sociale che io non so spiegare ma è così.
Anche chi va per mare, sfruttandone le risorse naturali, mostra sovente di non amare questa città: non per niente, qualche mese fa abbiamo assistito tutti al prelievo di tanta immondizia dai fondali.
Ma è anche vero che sarebbe tempo di smetterla con i piagnistei, le accuse reciproche, i lamenti.
E non sarà un aeroporto o una nave da crociera a risolvere i nostri problemi.
C’è bisogno di rivedere il nostro approccio ad una città presa d’assalto dai nuovi barbari: dalla sosta selvaggia all’abbandono di rifiuti, dall’atto criminale all’occupazione abusiva ed oltre, i nuovi barbari hanno deciso di impossessarsi della città, dominandola e offendendola.
A noi cittadini spetta il compito di impedire che l’assalto venga completato.
Ma senza guerre, senza offese gratuite o rivalità di sorta.
Dobbiamo ripartire dall’amore.
Prendendo in prestito le parole e le iniziative della prof.ssa Enza Tomaselli de “Amo Taranto perché la conosco“, noi cittadini abbiamo l’arduo compito di riconquistare la città con l’amore e la Bellezza.
Riprendiamoci la città!
In Europa gli esempi non mancano.
Prendiamo il caso dei cittadini di Strasburgo che hanno dato vita ad un Collettivo per ripensare gli spazi urbani e sottrarli al degrado e all’abbandono: Collectif Etc.
Insieme agli architetti, molti residenti hanno dato vita ad una rete flessibile di interazioni artistiche e sociali, incontri e dibattiti. Fattore determinante è stato la partecipazione attiva e il lasciarsi andare ad un processo creativo che mette d’accordo pensatori, tecnici, progettisti, liberi cittadini.
Da qui nascono e si realizzano nuove strutture che rimodellano la città secondo i moderni canoni della rigenerazione urbana e di riappropriazione di spazi comunemente detti pubblici, ma che pubblici, prima, non lo erano mai stati.
Ecco alcuni dei progetti realizzati:
www.collectifetc.com/realisation/le_brochet
www.collectifetc.com/realisation/osthang-project
www.collectifetc.com/realisation/gerard-in-situ
www.collectifetc.com/realisation/la-plaine-dix70
www.collectifetc.com/realisation/place-au-changement-chantier-ouvert
Allora, che aspettiamo?
Riprendiamoci la città!
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