Ulivi millenari di Taranto: i giganti della storia da Crispiano a Manduria

Questi ulivi millenari custodiscono l’immensa forza della natura in viaggio tra storia e struggente bellezza che inizia da Masseria Amastuola a Crispiano

Passeggiamo tra gli ulivi millenari di Taranto ospiti della Masseria Amastuola.

Le sue origini risalgono al XVI secolo d.C. . E’ ubicata su un altopiano domina tutta la pianura e il golfo jonico ai margini dell’agro di Crispiano.

Anticamente utilizzata per il controllo dell’area costiera sottostante, sin dai tempi dei greci che qui s’insediarono, i terreni di Masseria Amastuola sono stati caratterizzati da vasti uliveti, vigneti e mandorleti.

I greci sarebbero arrivati qui oltre 2700 anni fa via mare, risalendo poi per un paio di chilometri sino alle sorgenti del fiume Tara.

Da questa zona di acque sorgive – tutt’ora balneabili – ma all’epoca circondata da paludi, sarebbero poi risaliti per un altro paio di chilometri, raggiungendo il pianoro dell’Amastuola dove s’insediarono.

Lasciamo l’auto proprio all’ingresso di questa magnifica masseria per non disturbare la quiete che pervade la valle di ulivi millenari che danno il loro generoso benvenuto in un trionfo di bellezza dettato da maestose chiome verdi dai riflessi d’argento.

L’emozione è tanta.

Questi ulivi millenari raccontano una storia che affonda le proprie radici in tempi lontanissimi, quelli della fondazione della città di Taranto. Lunghi brividi percorrono le nostre schiene. Entrare in contatto con questi ambasciatori di storia e bellezza ci riempie di orgoglio.

E’ una passeggiata che scorre lenta, quasi a non volerci perdere nulla di questo toccante angolo di mondo.

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In queste zone, la coltivazione degli ulivi divenne particolarmente diffusa nel periodo che va dal Seicento ed il Settecento.

Alcuni di tali impianti sono tuttora produttivi, come quelli di Masserai Piccoli e Monti del Duca a Crispiano, a 20′ da Taranto.

Il Settecento, in particolare, si consacrò come il periodo di maggiore costante crescita: l’ulivo divenne coltura principe e l’olio merce nobile, tanto da far assurgere Taranto a regina di stabili relazioni commerciali con Francia, Inghilterra ed Olanda.

In terra di Taranto, la coltivazione dell’ulivo era favorita dalla presenza di terreni leggeri, sassosi, insistenti su calcarenite che, a loro volta, permettevano rendimenti elevati anche dalle terre più ingrate.

I territori più ricchi erano il feudo di Statte e le masserie di Accetta e Felice, da dove partivano intere carovane dirette verso le terre piane del litorale.

Proseguiamo questo emozionante viaggio tra gli ulivi millenari di Taranto procedendo in direzione di Torricella, Maruggio e Manduria. Alcuni di questi paiono vere e proprie sculture caratterizzata dall’aspetto di creature, serpenti e animali mostruosi.

Nella zona di Manduria vi è una masseria che custodisce con cura e dedizione uno degli esemplari di ulivo più grandi che possiamo ammirare in Puglia: Il Barone. Un monumento naturale dalle forme eleganti e una folta chioma ancora produttiva: è custodito dalla famiglia Basile della Masseria Fellicchie.

Qui ci accoglie la casa padronale con un suggestivo frantoio a pianterreno, la cappella dedicata alla Madonna di Pompei, le stalle, le rimesse per gli attrezzi agricoli, le torri colombaie, la casa del fattore e le vecchie dimore dei contadini e dei vaccari trasformate in confortevoli suite, arredati con gusto semplice ma elegante.

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