Costa tarantina: spiagge anni ’60 e mare caraibico arricchiranno tutti

Da Ginosa a San Pietro in Bevagna, tutta la costa tarantina è un’opportunità da cogliere.. ma, per quanto la costa tarantina possa essere bella e caraibica, occorre inventarsi qualcosa di più per sviluppare quel turismo di cui abbiamo davvero bisogno per far chiudere l’Ilva o l’Eni

(foto Cristina Spadaro)

Oggi la costa tarantina è quel che erano tutte le spiagge italiane negli anni ’60:  distese di sabbia dorata e mare caraibico a disposizione di tutti, meravigliose e lussureggianti dune, gigli di mare, strade conservate ancora come allora, assenza di grandi infrastrutture, pochi stabilimenti balneari.

Se smettessimo di inseguire il modello Rimini che ha completamente devastato importanti tratti di costa per fondare tutto sul divertimento e un’offerta appiattita dal consumismo sfrenato, ci accorgeremmo che qui abbiamo l’oro tra le mani.

C’è chi li appella i Caraibi di Puglia, altri Le Terre dei Delfini.. la sostanza non cambia.
Qui è tutto come allora.
Interi tratti di costa rimasti come nei mitici anni ’60.

Chiaramente c’è chi dice che qui non ci sono strutture nè infrastrutture, zero servizi, assenza di investimenti, scarso decoro e senso civico.

E hanno ragione.

Infatti alcuni di noi sono così’ limitati da non capire che tutta la costa tarantina è un patrimonio da preservare. E allora giù con l’inciviltà, le scimmie urlatrici e il parcheggio selvaggio.

E’ un po’ di giorni che leggo sulle bacheche in giro persone che paragonano il nostro mare a quello della Sardegna o dei Caraibi.

Il problema è che nel 2016 i voli low cost hanno reso più appetibile andare in località di mare altrettanto belle fuori dall’Italia che costano anche meno e con più servizi.

Spesso difendiamo a spada tratta il nostro territorio ritenendo che sia il più bello in assoluto.
Ciò è normale perché siamo nati qui, tutti i nostri ricordi di gioventù sono ancorati qui.

In realtà, ci sono scorci e spiagge meravigliose in tutto il mondo.

Altra cosa, le tradizioni locali. La costa tarantina è fatta anche di tradizioni molto legate all’eno-gastronomia e alla musica. Le orecchiette, la pasta-al-forno, il pecorino, l’olio buono, il vino Primitivo, la parmigiana, le cozze arraganate, la pizzica, la tarànta, ecc sono tradizioni meravigliose ma che, alla lunga, stancano specie se consideriamo che in altri posti del Meridione le ritroviamo più o meno con lo stesso spirito.

Dovremmo andare un po’ oltre.

Non a caso, popoli come quello di Senise (Basilicata) hanno ripescato il lascito di tutto il bacino della Magna Grecia.

Magnificare le proprie tradizioni locali è la demenza tipica dell’italiano medio in genere.
Ma roba come il pecorino, il vino, l’olio e le orecchiette la ritroviamo in un po’ tutto il Sud.

E quindi, per quanto la costa tarantina possa essere bella e caraibica, occorre inventarsi qualcosa di più per sviluppare quel turismo di cui abbiamo davvero bisogno per far chiudere l’Ilva o l’Eni.

Abbiamo bisogno di attirare milioni di visitatori per parlare di turismo in termini seri.

Andiamo a vedere chi sono gli attuali turisti della costa tarantina: 
1 Turisti residenti
2 tarantini di ritorno
3 tarantini acquisiti

Sapete perché la costa tarantina è meravigliosa per questa gente?

1 E’ casa loro con tutto il carico emozionale e l’orgoglio che ne consegue.
2 Con sta scusa che la costa tarantina è il meglio dell’universo il tarantino medio non è che abbia poi girato così tanto quindi per lui le sue spiagge sono “le migliori” anche perché spesso sono LE UNICHE che abbia mai visto.
3 Non spende una mazza!

Ora, invece, mettiamoci nei panni di un turista che voglia soggiornarvi per una settimana.
Per questi, la vancanza non è solo “spiaggia bella, tanto sole e mare caraibico”.
Io in particolare dopo 15 minuti sdraiato al sole a fare nulla, mi rompo.

Certamente non bisogna costruire ecomostri nè deturpare spiagge o scorci naturali.
Ma dobbiamo iniziare a pensare con la testa di un turista che voglia fare qualcos’altro oltre a lu sole, lu mare e lu jentu.

Dobbiamo lavorare per trasformare la costa tarantina in un posto speciale dove il turista possa:

1 Sentirsi bene accolto
2 Spendere gioiosamente i propri soldi .. il che non significa fare la discoteca sulla spiaggia. Significa che quando ho finito di rosolarmi al sole o di tuffarmi nel mare caraibico, vorrei anche avere qualcosa da fare che non sia andare a vedere il museo della cozza facendo finta che me ne fotta qualcosa dei mitili

Se non si riesce a fare nulla per il punto numero 2, bisogna almeno concentrarsi sul punto numero 1.
Il che significa spiagge decorose, strade per lo meno decenti, segnaletica degna di tale nome e informazioni turistiche diffuse attraverso bar, hotel, B&B, ristoranti e chioschetti in spiaggia.

Ma non siamo mentalmente limitati, dovremmo pensare al fatto che il punto numero 2 non sia un traguardo troppo difficile da raggiungere.

La costa tarantina è disseminata di casette o ville più o meno abbandonate.
Potremmo cominciare a pensare di trasformarle non nei soliti B&B, ma in piccole strutture tipiche capaci di intrattenere gli ospiti con attività che vanno al di là dei classici cocktail estivi, sale da biliardo, ritrovi per casinisti o distributori di acque minerali.

Sarebbe il caso che cominciassimo a pensare con la testa.

Spiagge anni 60 e mare caraibico sono sicuramente un ottimo punto di partenza.
Ma non basta.
Così come non bastano i musei, le ceramiche, il buon vino, l’ottimo cibo e gli schiuma party.

Dobbiamo pensare con la testa del turista.
Non del turista in genere ma di quello che rientra in un preciso target: famiglie con bambini piccoli, gente in cerca di luoghi lontani dal caos delle mete tradizionali, anziani che intendano rivivere particolari emozioni, ecc

Ad esempio, Rimini ha puntato tutto sul divertimento, i giovani, le discoteche.
Gallipoli sui giovani.
La Sardegna sui VIP.

Dobbiamo ripensare le nostre zone sulla base intanto di un’accoglienza superiore.
Poi anche sulla scorta di un turismo che può essere di massa (anche perché sarebbe insostenibile).
E infine occorre puntare al recupero di tutto il patrimonio vecchio o in abbandono fatto di ex case abusive, coste oramai compromesse dall’edilizia selvaggia e delle ricchezze naturali, spesso trascurate o non valorizzate.

Se sei un imprenditore impegnato nel settore del turismo, allora quest’articolo fa parte perché finalmente ti spiega senza peli sulla lingua come attrarre turisti ==> https://www.madeintaranto.org/come-attrarre-turisti/

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foto di Cristina Spadaro
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