Frisella pugliese, un tempo prerogativa delle tavole dei benestanti

frisella pugliese

La frisella pugliese è un prodotto a lunga conservazione naturale, per questo già molto noto e ambito ai tempi dei Crociati

La vera frisella pugliese è quella di grano duro.

Prima del dopoguerra, la frisella di farina di grano duro era riservata solo alle classi benestanti, mentre i ceti meno abbienti consumavano quelle fatte a base di farina di orzo o di miscele di orzo e grano.

Nato come alimento povero, era diffuso soprattutto per la sia estrema capacità di conservarsi a lungo.

Al momento della degustazione, in estate veniva bagnata con acqua di mare.  Così era naturalmente più saporita e gustosa, amata anche dai bambini.

Le origini di questo piatto risalgono al tempo dei crociati, in partenza proprio dai porti salentini di Otranto e Brindisi alla volta della Terra Santa. Non a caso, veniva denominata pane dei crociati.

La frisella pugliese è un piatto tipico dell’estate tarantina.
Bagnata con semplice acqua e condite con pomodoro, olio extravergine d’oliva, basilico, capperi e sale, rappresenta un pasto completo, sano, nutriente e genuino.

Quand’ero ragazzo, mio nonno mi raccontava che, un tempo, in estate, si degustavano semplicemente bagnandole direttamente in acqua di mare e condendole con pomodoro.

La forma circolare con il classico foro al centro è dovuta all’antica usanza di trasportarle in viaggio legate una all’altra da una cordicella. I terminali della cordicella venivano annodati per consentirle di appenderla durante il trasporto.  

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