uno stabilimento per la riqualificazione dei rifiuti e parchi tematici per candidarsi ai Giochi Olimpici del 2040 e per guardare ad una Taranto senza Ilva
Se la immagina propri così Alberto D’Acquisto: una Taranto senza Ilva!
Alberto è andato oltre la semplice proposta ed ha dato vita ad un progetto di riconversione totale del comparto industriale Ilva.
Il progetto di una Taranto senza Ilva prevede la riconversione industriale di quest’ultima con la realizzazione di uno stabilimento all’avanguardia ed eco-sostenibile in stretta connessione con il resto della città.
Gli obiettivi principali sono quelli di ridare spazio alla natura, incrementare i posti di lavoro e creare un mercato di prodotti a km 0 e di qualità.
Nel progetto sono previste anche soluzioni per infrastrutture moderne, energia, centri di ricerca e per il nuovo stadio.
C’è proprio tutto quello che serve nel progetto di una Taranto senza Ilva a firma di Alberto D’Acquisto: egli ci ha lavorato fra il 2012 e il 2014 per le due tesi di laurea in “Architettura per il progetto sostenibile” presso il Politecnico di Torino.
Taranto senza Ilva è la risposta dell’arch. Alberto D’Acquisto ai problemi ambientali che affliggono la città (inquinamento industriale) ed il resto del Sud Italia (gestione dei rifiuti, uno su tutti), il progetto è andato da subito nella direzione di riconvertire l’attuale polo siderurgico più grande d’Europa nel centro di riqualificazione di rifiuti più grande del mondo, in grado di trattare e recuperare i rifiuti provenienti da tutto il Mezzogiorno.
Un impianto del genere presuppone ovviamente un capillare sistema di raccolta differenziata, con una mole di rifiuti che, ad oggi, ammonterebbe a circa 10 milioni di tonnellate l’anno (all’incirca la stessa quantità di acciaio prodotta annualmente dall’ILVA in quel periodo).
I vantaggi, che vanno ricercati nello scarso valore che siamo soliti attribuire ai rifiuti, sarebbero molteplici:
– incremento dei posti di lavoro;
– dismissione delle discariche nel Sud Italia con relativi risparmi di spazio e denaro;
– creazione di un mercato “a km 0” economicamente vantaggioso per tutti;
– valorizzazione architettonica dell’intero sistema urbano;
– valorizzazione del benessere collettivo;
– valorizzazione turistica di una città votata alle offerte storico-culturali ed ambientali;
– valorizzazione politica di Taranto come polo di riferimento per le politiche ambientali.
L’architetto prosegue la sua proposta concentrandosi sulle conseguenze che un simile intervento potrebbe comportare nel nostro centro urbano.
Le soluzioni studiate a livello urbanistico sono andate nella direzione di ottimizzare le preesistenze del nostro territorio, creando infrastrutture e servizi moderni e abbattendo sia i costi di realizzazione che il loro impatto ambientale.
L’obiettivo è stato quello di rendere Taranto una moderna “città intelligente”.
L’ultimo passo del lavoro è stato quello di ipotizzare una città in grado di competere anche a livello internazionale, arrivando a candidarsi per ospitare i Giochi Olimpici del 2040.
Il progetto finale, infatti, riguarda lo studio per localizzare gli impianti sportivi (distribuiti in città in modo tale da riuscire a riqualificare più zone possibile) e la realizzazione del nuovo stadio di calcio, localizzato all’interno delle attuali cave utilizzate dall’ILVA.
In poche parole, un futuro è ancora possibile se lo si vuole.
Per saperne di più: https://issuu.com/albertosotiriosdacquisto/docs/un_futuro_per_taranto