Zero tasse, decontribuzione totale, aree verdi e isole pedonali: Taranto riparta da qui

I cittadini pretendano zero tasse e programmi green, l’unica strada per rilanciare l’economia tarantina e richiamare nuovi investimenti su turismo e sociale

(foto credits: Mimmo Sicilia)

Si lo so: sto commettendo il peccato mortale di parlare politichese.
Ma mi fa male accorgermi che, ancora una volta, nonostante anni di malumori e promesse varie dal Governo, siamo all’anno zero. Anzi, sotto zero. La città versa in uno stato preoccupante che investe tutti i settori. Certo le idee non mancano, le associazioni si danno da fare, molti più tarantini di prima ce la stanno mettendo tutta per contribuire a quel Cambiamento tanto auspicato. Ma, da vent’anni, Taranto versa in uno stato comatoso che, con l’aggravarsi della situazione industriale, rischia di diventare un affare solo per i soliti noti.

Zero tasse non è una mia idea.
Ne sento parlare da anni. Anzi, nel 2016 il sindaco Stefàno avrebbe annunciato una svolta in tal senso. Nei fatti, le cose sembrano ferme al palo. E che palo!

Zero tasse è l’unica via da percorrere.
Come dicevo, le idee in città non mancano. C’è chi vorrebbe spingere sul recupero della sua storia, chi vorrebbe farne una città turistica, c’è chi vorrebbe addirittura farne un centro di ricerca in seno alla vecchia industria in fase di dismissione (così parrebbe dalle ultime notizie). Di idee ce ne sono a iosa. Bisogna concentrarsi sul realizzarle. D’altronde, quale pazzo verrebbe a investire in un territorio culturalmente ancora legato a filosofie anni 70, ben lontane dal bisogno di modernità di pensiero e di azione? Quale sciocco verrebbe mai a investire lì dove da decenni si parla di bonifiche da attuare, conversioni da fare, infrastrutture da creare, investimenti ingenti da considerare? Quale matto rischierebbe consistenti capitali senza una base logica dalla quale partire?

Zero tasse è l’unica via. E’ lo sprone per chi desidera investire in una terra dal potenziale enorme ma caratterizzata da condizioni culturali ed economiche tutt’altro che semplici. Questa è una terra dove, con l’avvento della Grande industria, contadini e allevatori si sono improvvisati imprenditori, appaltatori, conquistatori dal cemento facile. Taranto è una terra splendida dove quasi tutti hanno preferito mungere le mammelle Ilva, Eni, Marina Militare, Arsenale e tanto altro piuttosto che inseguire il sogno più complesso di fare l’imprenditore. Taranto è una città dove ancora maestri artigiani e menti audaci si contendono i pochi centimetri quadrati di mercato. Dove le idee sono all’ordine del giorno ma gli investimenti risultano talmente ridotti da vanificare qualunque anelito alla libertà di espressione creativa tipica di chi ha i denti ma gli manca il pane.

E allora, cari concittadini, la vera pretesa deve essere quella di zero tasse e decontribuzione totale per tutti i lavoratori dipendenti degli imprenditori che volessero venire a investire in questa terra. Ma anche per quei pochi aspiranti imprenditori locali che tanto vorrebbero realizzare qualche sogno nel cassetto.

Ma non solo Zero tasse. C’è bisogno di una prospettiva nuova da costruire sui concetti green e della riappropriazione di spazi vitali quali le tante aree demaniali sottratte ai tarantini negli anni bui e poi, più recentemente, con la robusta colonizzazione a favore dell’industria e delle discariche.

E non è finita. Sono anni che viviamo lontani anni luce dalla vera modernizzazione urbana che caratterizza quasi tutte le città del mondo. A Taranto si circola e si parcheggia sui piedi dei bambini. Le aree pedonali sono quelle uniche del borgo umbertino, limitate ad un asse viario sempre più insignificante e preso d’assalto dai parcheggiatori dei dieci minuti. Non mi sorprende che tanta gente non sia motivata a fare shopping in centro. Che ci va a fare se, per trovare parcheggio, deve impiegare ore, infilarsi nelle solite file di auto indisciplinate e farsi travolgere dal nulla assoluto che incombe nelle vie dello shopping? Zero eventi e soprattutto zero possibilità di ritagliarsi spazi di relax, meditazione, intrattenimento, cultura. Ovunque regna il degrado e il parcheggio selvaggio di auto guidate dai moderni cafoni.

Zero tasse è l’unica via per resettare una città da rifare, da re-inventare, da ricostruire.
Mi piacerebbe se lo capissimo tutti. E soprattutto che lo pretendessimo dai futuri amministratori, ai quali va il nostro grande in bocca al lupo in vista delle prossime elezioni.

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