Certificate IGP, le Clementine del Golfo di Taranto, ricche di vitamina C, dal ‘900, sono apprezzate per la tipica dolcezza. Utilizzate anche per la cosmesi
Si parla delle Clementine del Golfo di Taranto già nel 1700.
Nei primi del ‘900, un certo Pierre Clément, sacerdote vissuto tra il XIX e il XX secolo, ottenne l’ibrido che intorno agli anni ’40 ne fece uno degli agrumi particolarmente presenti sulle tavole d’Italia.
Negli anni ’50 con l’avvio della Riforma Fondiaria, grazie all’ottenimento di nuove risorse per l’agricoltura, la coltura degli agrumi si avviò verso il suo vero processo di espansione che oggi ne fa il frutto più venduto dopo le arance.
La loro peculiarità risiede nell’origine geografica delle coltivazioni che, nate nel golfo di Taranto, godono di un clima caldo, soleggiato e poco umido. Ciò ne favorisce il conferimento di caratteristiche qualitative eccellenti.
Nel 1992, questo frutto è stato fortemente valorizzato con l’arrivo della certificazione IGP, marchio di Indicazione Geografica Protetta, e della denominazione “Clementine del Golfo dì Taranto”, derivanti dalla specie C. clementine Hort. ex Tanaka.
Il disciplinare può essere scaricato da disciplinate Clementine del Golfo di Taranto.
Le Clementine del Golfo di Taranto si caratterizzano per essere un incrocio tra il mandarino e l’arancia.
L’albero fiorisce e fruttifica in modo lento e irregolare, è molto delicato in quanto risente degli sbalzi di temperatura.
Il gusto è molto simile a quello dell’arancia, con un straordinari equilibri tra l’agro e il dolce. Dalla forma sferoidale, leggermente schiacciata alle sue estremità, la loro buccia è liscia o leggermente rugosa, il loro colore arancio presenta sfumature verdoline. La polpa molto succosa, dal colore arancio, dal sapore dolce e aromatico ha la particolarità di contenere al massimo tre semi.
Attualmente sono piuttosto oggi diffuse sui mercati, oltreché allo stato fresco, anche per farne succhi, marmellate, sciroppi. E per il settore della cosmetica, per la preparazione di lozioni e maschere per la pelle.
Nel video che segue, se ne può osservare la lavorazione:
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