Ci siamo presi la briga di immaginare il futuro di Taranto perché non possiamo lasciare che le cose continuino ad essere quelle di sempre
Questa volta siamo voluti andare oltre l’immaginario collettivo. Abbiamo provato a disegnare il futuro di Taranto fuori dalle consuete logiche politiche ed economiche del momento, compiendo un volo ardito sui limiti delle stanze dei bottoni, non perché qui non vi siano intelligenze ma perché ci siamo tutti un po’ ammalati di contentinite.
Così abbiamo provato ad immaginare le sorti della Città dei Due Mari se di colpo venisse ceduta ad altri popoli… avremmo potuto dire “in mano agli indiani”, ma poi qualcuno ci avrebbe accusati di compiere eccessivi riferimenti alle già note cronache siderurgiche.
E non che gli arabi manifestino intelligenze superiori o inferiori a quelle di altri popoli, ma certamente dimostrano di riuscire ad anteporre volontà e competenze (perennemente calibrate sui desideri di mercato) alle visioni medievalistiche in cui ogni tanto, per noialtri, pare di cadere.
Ma la contentinite è una malattia brutta assai che colpisce chi vive “qui ed ora”, evitando puntualmente di proiettare se stesso oltre la propria vita politica. La conteninite è la malattia di molti tarantini che “vorrebbero ma non possono” perchè comodamente affezionati a quell’area comfort che non li spinge ad osare (tranne che per alcune rare eccezioni). La contentinite è la malattia di molte Organizzazioni incentrate sul garantire a se stesse posizioni di prestigio o qualche iniezione di danaro pubblico, contando sull’inefficienza dei controlli e facendo leva sulla buona fede dei poveri malcapitati.
Il futuro di Taranto è un disegno che in realtà non esiste perché nessuno sa da dove cominciare. Qualcuno parla di identità, altri di decrescita felice, altri ancora di recupero delle bellezze. Il bello è che hanno tutti ragione ma pure torto, perché si procede per tentativi, senza un progetto che indaghi i veri bisogni di mercato, senza un piano strategico e senza un marketing capace di attuare quest’ultimo.
Prosegue incessante il walzer dei tavoli istituzionali, delle agenzie regionali del turismo, delle misure strategiche per il turismo e di chissà che altro ma nessuno ha una visione di quel che il mercato vuole per i prossimi anni. E così qualcuno s’inventa che bisogna costruire case, ospedali, strade e forse anche chiese, ma la verità che il futuro di Taranto è nelle mani di chi accetta un contentino per paura di perdere quel poco che ha oggi.
Gli arabi in questo momento stanno ridisegnando per davvero un futuro che risponde alle esigenze vere o presunte di un proprio target di riferimento. Così come anche i cinesi, i giapponesi ed altre popolazioni che il Cambiamento non lo annunciano ma lo praticano.
Nessuno di noi in questo momento ha una proposta per ridisegnare il futuro di Taranto e saremmo degli autentici PRESUNTUOSI se dicessimo il contrario, ma abbiamo per lo meno la consapevolezza che non possiamo più accettare contentini per costruire castelli di speranze sulla sabbia.
Auguri di guarigione.
E la foto? Quella l’abbiamo messa perché ci ha ispirati. Non ci sono altri fini.