Aumentano a Taranto le storie belle, le piccole grandi vittorie, i sogni che si realizzano. Ed oggi vi raccontiamo quello di parco Cimino, dove la bellezza ha preso il posto del degrado
Non è trascorso tanto tempo da quando padre Preziuso, coordinatore del centro educativo Murialdo, ricevette in comodato svariati ettari di terreno dalla Marina Militare in zona parco Cimino. Era il 2014 quando la giornalista Alessandra Cavallaro parlò dei terreni contaminati da metalli pesanti proprio in quest’area. La presenza di una centrale elettrica aveva compromesso i terreni avvelendandoli.
Ma padre Preziuso non si è mai fatto scoraggiare. Anzi, proprio qui nel parco Cimino, fece piantare l’anno scorso una serie di pioppi sotto forma di talee che in poco tempo attecchirono e crebbero arrivando presto ad un’altezza di 3 metri. Fu così che prese il via il suo progetto di bonifica in collaborazione con il Polo scientifico tecnologico, Irsa Roma, Cnr e Arpa Puglia. Ma c’è stato anche l’appoggio dell’Arcidiocesi di Taranto, del Politecnico e dell’Università di Bari.
In pratica, secondo la scienza moderna, i pioppi hanno la capacità di disinquinare i terreni dai metalli pesanti grazie all’azione delle loro radici. Ed in effetti è stato proprio così: oggi la conferma tanto attesa c’è. I terreni sono liberi dai metalli pesanti. Tecnicamente, il metodo si chiama Fitorimedio e potrebbe costituire un’ipotesi interessante per il futuro del territorio..
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Futuro che in realtà non si è fatto attendere tanto perché in parte è già realtà. La fondazione CEM (centro educativo Murialdo) si è fatta carico della contaminazione dei terreni e, come se non bastasse, sta già provvedendo al recupero dei fabbricati che vi insistono. Fabbricati in parte crollati ma che, grazie all’amore e alla passione di una rete di professionisti, diventeranno presto aree per la formazione e l’orientamento dei giovani, laboratori esperienziali di cucina e tanto altro.
L’intero comprensorio Cimino Manganecchia è stato infatti recuperato secondo i principi della bioarchitettura, della tutela ambientale e dell’agricoltura biodinamica sia in ambito food che no food.
Si profila persino un centro di produzione di composti buologici per l’edilizia ed in particolare per il trattamento del legno, delle finiture murarie e dei rivestimenti. L’area diventa un polmone verde della città ed il luogo adatto per prove di applicazione di materiali bioedili, per la costituzione di reti di imprese per l’avvio di filiere pilota con il supporto degli enti regionali.
Gli obiettivi sono diversi e pure ambiziosi. Si parla di riconnettere il settore della produzione edile con quello agricolo e con il no food (fabbrica naturale), oltre al fatto di incidere positivamente sulla riduzione di prodotti sintetici, chimici o petrolchimici. La conseguenza è una consistente riduzione di CO2, il recupero di tecniche e saperi della tradizione legati ai materiali locali, l’innovazione, la qualità dell’abitare, l’efficienza energetica.
E non è tutto.
Previsti dal piano vi sono altri laboratori legati alla produzione di specie arboree destinate alla fitodepurazione dei terreni, alla valorizzazione degli ulivi secolari ed infine la realizzazione di una serra autosostenibile per la produzione di erbe officinali destinate alla realizzazione di essenze per la cosmesi naturali e per la colorazione naturale dei tessuti.
Lunga vita a questi Uomini!
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